21 settembre 2017 15:45

Sono passati settantanove anni da quando la Cbs mandò in onda La guerra dei mondi di Orson Welles, adattamento radiofonico di un racconto di H.G. Wells. Nel programma, trasmesso la sera del 30 ottobre 1938, si simulava un notiziario in diretta che annunciava lo sbarco di extraterrestri ostili nel New Jersey.

Nel corso degli anni ha preso forma e si è radicata la convinzione che quel programma scatenò un’ondata di panico, con gente armata per le strade a caccia di marziani, persone colpite da infarto, suicidi. Un libro scritto da A. Brad Schwartz, Broadcast hysteria: Orson Welles’s War of the worlds and the art of fake news, e recensito da poco sul New Yorker, smonta questo mito e racconta come andarono davvero le cose. Le persone che seguirono La guerra dei mondi furono poche e tra gli ascoltatori quasi nessuno si spaventò.

Furono i quotidiani che, nei giorni successivi, ingigantirono la storia e raccolsero finte testimonianze di reazioni isteriche in giro per il paese. Al punto che accadde un fenomeno interessante: a furia di ripetere che il programma di Welles aveva scatenato il panico, sempre più persone si convinsero di averlo effettivamente ascoltato e di esserne state ingannate.

Le ragioni del comportamento dei giornali sono spiegate bene da due storici, Jefferson Pooley e Michael J. Socolow. Negli anni trenta la radio stava sostituendo la carta stampata come principale fonte di notizie, conquistando ascoltatori e inserzionisti pubblicitari, e i giornali cercavano in tutti i modi di dimostrarne l’intrinseca pericolosità e inattendibilità.

Dopo il programma di Welles molti chiesero di regolamentare il sistema radiofonico, alcuni preoccupati da minacce ben più reali dello sbarco dei marziani: nella Germania nazista la radio era diventata lo strumento privilegiato della propaganda hitleriana, con un ruolo decisivo nella costruzione del regime totalitario.

Questa rubrica è stata pubblicata il 22 settembre 2017 a pagina 14 di Internazionale. Compra questo numero | Abbonati

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