28 febbraio 2019 15:29

È come se si fosse svuotata una città delle dimensioni di Trento. Nel 2017 sono stati 115mila i cittadini italiani andati all’estero per cercare migliori occasioni di lavoro (nel 2008 erano stati 40mila). Chi va via è mediamente più giovane e più istruito del resto della popolazione (tanto che il 18,8 per cento dei dottori di ricerca vive all’estero), ma comunque solo la metà ha il diploma o la laurea. Sono alcuni dei numeri di un rapporto curato da ministero del lavoro, Istat, Inps, Inail e Anpal e pubblicato il 25 febbraio.

Nonostante la crescita dell’occupazione, la distanza dal resto dell’Europa è aumentata. Se l’Italia avesse un tasso di occupazione uguale alla media dei principali paesi europei, oggi avrebbe 3,8 milioni di occupati in più, soprattutto nella sanità, nell’istruzione, nella pubblica amministrazione. La distanza dall’Europa è dovuta anche al divario di genere: in Italia solo il 48,1 per cento delle donne tra i 15 e i 74 anni fa parte della forza lavoro (contro il 59 per cento dell’Unione europea).

Crescono la sottoccupazione (un milione di persone ha lavorato meno ore di quelle per cui sarebbe stato disponibile) e la sovraistruzione (5,6 milioni di persone fanno un lavoro per il quale sono troppo qualificate e in cui le competenze non vengono quindi sfruttate nel modo migliore). I più colpiti sono i dipendenti a termine e part-time, nei settori dei servizi alle famiglie, della ristorazione, degli alberghi.

Il “disallineamento formativo” è accentuato tra i lavoratori immigrati e riguarda il 69,3 per cento degli stranieri diplomati e laureati (contro il 32,2 per cento degli italiani), soprattutto donne. “L’aumento della quota di occupazione meno qualificata”, dice il rapporto, “accompagnato dalla marcata segmentazione etnica del mercato del lavoro italiano, ha favorito la presenza di lavoratori immigrati più disposti ad accettare lavori disagiati e a bassa specializzazione”. Come dire che razzismo e sfruttamento vanno insieme.

Questo articolo è uscito nel numero 1296 di Internazionale. Compra questo numero|Abbonati

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