08 aprile 2021 14:16

La notte del 4 dicembre 1969 gli agenti della polizia di Chicago fanno irruzione nell’appartamento di Fred Hampton, leader delle Pantere nere dell’Illinois, uccidendolo nel sonno. “Ora è bello che morto”, commentano i poliziotti portando via Akua Njeri, la fidanzata di Hampton, incinta. Anni dopo, un’indagine del senato accerterà che il raid fu parte di una più vasta operazione dell’Fbi per neutralizzare i movimenti di opposizione. J. Edgar Hoover, all’epoca direttore dell’Fbi, aveva definito le Pantere nere “la più grande minaccia alla sicurezza interna del paese”.

Nate nel 1966 a Oakland, in California, le Pantere nere sostenevano che la lotta contro il razzismo doveva essere collegata a quella contro il capitalismo. Avevano un forte radicamento nelle comunità locali, con progetti educativi e di sostegno ai più poveri (arrivarono a distribuire pasti gratuiti a diecimila bambine e bambini al giorno). Furono coinvolte nei movimenti internazionali contro la guerra e aprirono sezioni in Algeria e nel Regno Unito. Furono la più importante organizzazione politica afroamericana della fine degli anni sessanta.

Quando Hampton fu ucciso aveva 21 anni. Era un grande oratore, era molto amato e aveva uno straordinario intuito politico. Nell’aprile del 1969 aveva dato vita a un’alleanza, la Rainbow coalition, in cui alle Pantere nere si erano unite organizzazioni di militanti portoricani, di bianchi di sinistra e poi gruppi sinoamericani, messicani e nativi, il tutto sulla base di un programma antirazzista e soprattutto anticapitalista. Fu questo, probabilmente, che spaventò il governo statunitense.

Il 9 aprile esce in Italia, sulle principali piattaforme di streaming, Judas and the black messiah, il film di Shaka King su Fred Hampton. Un film importante sia per la storia che racconta sia perché nel raccontarla non banalizza la forza del progetto di Hampton. Sul New York Times il critico Lawrence Ware ha fatto notare che era da Malcolm X di Spike Lee, uscito nel 1992, che non si vedeva un film di Hollywood “così profondamente nero e radicale”.

Questo articolo è uscito sul numero 1404 di Internazionale. Compra questo numero | Abbonati

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