**Alessio Torino,* Tetano* **
Minimum fax, 240 pagine, 14,00 euro
Leggo con ritardo questo romanzo di un urbinate di 35 anni che evoca, da un presente mediocre di accettazione, un passato non così lontano di avventura e scoperta, d’iniziazione alle batoste della vita. Non è nuovo, ma la sua malinconica freschezza è rallegrante, prima di tutto per l’attenzione a temi d’infanzia e adolescenza non mistificati dalle sciocche logiche dell’editoria dominante.
Il narratore è l’autore, l’avventura è la costruzione di una zattera nei boschi marchigiani da parte di un gruppo di ragazzi di un piccolo comune, dove gli adulti sono perlopiù occupati in una vetreria, il protagonista è Tetano, il ragazzino a cui è stata nascosta la morte del padre in un incidente sul lavoro, trasandato e nevrotizzato da quando l’ha scoperto.
È Tetano, infine, a guidare il grande gioco e a chiarirne il senso all’autore e al lettore. Intorno, il coro semplice delle donne, qualche deviazione bizzarra e una conclusione amara. Sul fondo c’è Rimbaud, con il suo “battello ebbro”, la sua eterna pubertà che ritrova in ogni generazione (nella sua parte non oppiata) irrequietezza, stimoli e ferite che il tempo cicatrizza male. Forse alla scrittura nervosa di Torino avrebbe giovato una maggiore linearità, ma è la poesia a dover vincere sulla prosa, anche nella constatazione della sconfitta che è di tutti.
Internazionale, numero 905, 8 luglio 2011
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