27 aprile 2015 17:40

“Quello che si sta definendo è ciò di cui abbiamo bisogno, ovvero un programma onnicomprensivo capace di perseguire le bande criminali, i trafficanti e i proprietari delle imbarcazioni […] e di stabilizzare i paesi da cui provengono queste persone”. E quando avrete finito di “stabilizzare” la Siria, la Somalia e la Libia, di rovesciare la dittatura in Eritrea e di porre fine alla povertà in Africa occidentale, non è che potete passare a darmi un’occhiata alle tubature? E non dimentichiamo lo Yemen, bisogna sistemare anche quello.

“Queste persone” sono i 1.300 rifugiati che sono annegati nel Mediterraneo nelle scorse due settimane e i trentamila che, se non sarà fatto qualcosa, affogheranno entro la fine dell’anno nel tentativo di attraversarlo. E, naturalmente, anche il mezzo milione che dovrebbe arrivare sano e salvo in Italia, Grecia o a Malta. L’autore della frase tra virgolette è il primo ministro britannico David Cameron, ma la sua è solo una voce nel coro dell’Unione europea.

I leader dell’Unione si sono incontrati in una riunione d’emergenza convocata in seguito all’indignazione pubblica dovuta alla morte di moltissimi rifugiati durante la traversata tra la Libia e l’Italia. Questi stessi leader erano responsabili di buona parte di quei decessi: sono stati loro, infatti, a porre fine alla missione di salvataggio Mare nostrum gestita dalla marina italiana, sostituendola con una gestita dall’Unione, Triton, che aveva solo un terzo delle risorse e si limitava a un raggio di cinquanta chilometri dalle coste italiane.

Obbligati a risolvere in qualche modo la situazione, i leader europei erano comunque consapevoli che i loro elettori continuano a non volere l’arrivo di milioni di migranti, siano essi o meno rifugiati. Per questo si sono comportati come si comportano i politici in situazioni come questa. Hanno messo in atto una strategia diversiva.

E quindi è venuto fuori che il problema non sono i rifugiati che scappano da luoghi devastati dalla guerra come la Siria o la Somalia, da crudeli dittature come l’Eritrea o dalle zone povere dell’Africa occidentale. Sono i malvagi trafficanti, i “nuovi schiavisti” come li ha definiti il presidente del consiglio italiano Matteo Renzi, che attirano i migranti lontano da casa facendo pagare duemila dollari a persona per un posto su un barcone di fortuna diretto in Europa.

Ovviamente. Perché mai una persona dovrebbe lasciare un posto gradevole e sicuro come la Siria o la Somalia a meno di non essere stata ingannata da un trafficante di esseri umani senza scrupoli? Per questo basterà sgominare le bande criminali, magari spingendosi fino alle acque territoriali libiche, distruggendo le loro barche prima che queste lascino le coste, perché nessuno richieda più i loro servizi. Tutti rimarranno a casa e il problema scomparirà.

Un attimo, però. C’è un’altra questione. Dobbiamo anche “stabilizzare” i loro paesi d’origine. Ma a quel punto il problema sarà davvero risolto e potremo tutti vivere felici e contenti.

Qualcuno dei 28 capi di stato dell’Unione è così ingenuo da credere a queste idiozie? Certo che no. E allora perché le sostengono? Semplicemente perché, come le persone che hanno votato per loro o contro di loro, sono combattute tra il disagio provato nel veder morire degli innocenti e la convinzione che milioni di quegli innocenti non debbano trasferirsi in Europa.

Per questo motivo vogliono nascondere i veri contenuti di questa politica e trasferire su qualcun altro la responsabilità dei suoi effetti negativi (vale a dire l’annegamento di molte persone). È una cosa razzista e ipocrita, viene da dire, e anche un po’ islamofobica. L’ipocrisia c’entra sicuramente, ma per molti europei il vero problema sono i numeri.

Ci sono molti milioni di persone che vivono in un raggio di 1.500 chilometri dai confini dell’Unione europea e che si trasferirebbero al suo interno anche domani, se potessero: sono i disperati che cercano di fuggire dalla guerra, dal caos e dalla repressione.

Se si contano anche tutte le altre persone che vorrebbero semplicemente una vita decorosa in un luogo dove la corruzione è relativamente bassa e la legge viene solitamente fatta rispettare, il numero dei potenziali migranti arriva a diverse decine di milioni. Molti di questi non sono così disperati da rischiare la traversata del Mediterraneo, ma lo farebbero se fosse più agevole e meno pericolosa.

Le persone che vivono in un raggio di duemila chilometri dai confini dell’Unione sono ormai quasi un miliardo. Grazie ad alcuni tra i più alti tassi di crescita demografica del mondo, questa cifra raddoppierà nei prossimi trent’anni, provocando altre guerre civili, altri stati falliti e un numero ancora più alto di rifugiati. Il tutto senza tenere conto dell’impatto dei cambiamenti climatici nelle aree subtropicali.

La popolazione dell’Unione europea è di circa 650 milioni e non sta crescendo. I leader europei temono quindi (anche se molti di loro non vogliono ammetterlo pubblicamente) che tra qualche decina d’anni le migrazioni illegali saranno così forti da cambiare in maniera sostanziale l’identità culturale dei paesi europei.

Vogliono introdurre politiche migratorie più severe adesso, prima che i rifugiati diventino ancora di più. Ma non vogliono assumersi la responsabilità delle morti che ne deriveranno. E per dare la colpa a qualcun altro, che ne dite di metterla così? “Non è colpa nostra se tutti questi poveracci annegano. La colpa è dei cattivi trafficanti di esseri umani”.

(Traduzione di Federico Ferrone)

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