12 luglio 2017 13:15

Da bravo giornalista diligente, mi sono messo online pochi minuti dopo aver saputo che Donald Trump junior aveva postato su Twitter alcune email “incriminate” relative al suo incontro con l’avvocata e lobbista russa Natalia Veselnitskaja. Ho aperto il sito del Washington Post e lì, incastrato tra un paragrafo e l’altro del loro articolo principale, una pubblicità reclamizzava il cofanetto della serie The walking dead. E ho pensato che…

La realtà è che ho pensato che la vicenda puzzasse lontano un miglio, ma che per Trump non fosse ancora arrivata la “pistola fumante”. I morti continueranno ad andarsene a spasso ancora per un po’.

Le email dimostrano che Junior (non un giovane ingenuo ma un uomo d’affari di 39 anni che ha spesso lavorato in Russia) ha incontrato la lobbista russa nella Trump tower insieme al marito di Ivanka, Jared Kushner, e Paul Manafort, allora responsabile della campagna di Trump senior. Ai tre era stato detto che Veselnitskaja era un “avvocata del governo russo”.

Rivelazioni parziali
Le email mostrano pure che Trump junior era convinto che Veselnitskaja avrebbe “fornito ai responsabili della campagna di Trump alcuni documenti e informazioni ufficiali che avrebbero portato all’incriminazione di Hillary a causa delle sue relazioni con la Russia, e che sarebbero risultati molto utili a tuo padre”. Così gli aveva detto Rob Goldstone, lo sfuggente promotore musicale che ha agito da intermediario.

Trump junior (e verosimilmente anche Kushner e Manafort) erano già perfettamente consapevoli che il regime di Vladimir Putin voleva che Donald Trump diventasse presidente ed era disposto a dare il proprio aiuto. “Si tratta naturalmente d’informazioni sensibili e della massima importanza, ma che rientrano nel sostegno che la Russia e il suo governo vogliono dare a Trump”, diceva la prima email di Goldstone, la quale non ha suscitato nessuna sorpresa o richiesta di ulteriori dettagli da parte di Trump junior e dei suoi amici.

Le email ci mostrano infine che il primogenito del presidente degli Stati Uniti era entusiasta all’idea che i russi gettassero un po’ di fango su Hillary Clinton. “Se è quello che dici, mi piace, soprattutto a fine estate”, ha scritto nella sua email di risposta a Goldstone.

Natalia Veselnitskaja non è una strana signora qualunque. È una rispettata avvocata russa con buoni rapporti al Cremlino

Ma le email non rivelano quel che è davvero accaduto nel corso dell’incontro. Perché possiamo contare solo sulla parola di Trump junior, e finché gli altri due uomini lo sosterranno, lui potrà dire quel che vorrà sulla faccenda.

Il racconto di Trump junior su quel che è stato detto durante l’incontro è cambiato varie volte nell’ultima settimana, ma l’impressione generale che sta cercando di suscitare è che una strana signora qualunque abbia cercato di incontrarlo con un falso pretesto. E poi, quando i due si sono effettivamente visti, che la donna avrebbe blaterato qualcosa a proposito della necessità che gli statunitensi adottino alcuni orfani russi.

Forse le cose sono andate così. Forse no. Ma Natalia Veselnitskaja non è una strana signora qualunque. È una rispettata avvocata russa che ormai da qualche anno coordina le operazioni di lobbying affinché gli Stati Uniti tolgano le loro sanzioni contro vari oligarchi russi vicini al Cremlino, con il quale lei stessa ha rapporti stretti.

L’incontro alla Trump tower è avvenuto nel giugno 2016, quando Donald Trump era ancora solo uno dei candidati (anche se il favorito) alla nomination repubblicana. E in seguito, quella stessa estate, per alcune strane coincidenze, la speranza di Junior che i russi lanciassero un grande attacco contro Hillary Clinton è stata miracolosamente esaudita.

Una settimana dopo il suo incontro con Veselnitskaja, i server del Comitato nazionale democratico (Dnc) sono stati attaccati (dai russi, secondo la conclusione unanime di tutte le agenzie d’intelligence statunitensi). Poi, appena prima che i democratici tenessero la loro convention nazionale a fine luglio, sono apparse varie email su Wikileaks che mostravano come il Dnc avesse sistematicamente favorito Hillary Clinton e penalizzato Bernie Sanders.

Una camminata lunghissima
Questo non ha impedito a Clinton di ottenere la nomination democratica. Peraltro, se i russi avessero davvero voluto che vincesse Trump avrebbero dovuto apprezzare le rivelazioni su Clinton, visto che Sanders probabilmente sarebbe stato un osso duro per il candidato repubblicano. Ma, vista da Mosca, sabotare Hillary Clinton probabilmente è sembrata una mossa astuta.

Ecco qual è il succo della vicenda. Probabilmente non sarebbe sufficiente per una messa in stato d’accusa di Donald Trump anche se i democratici controllassero il congresso. Ma la realtà è che i repubblicani hanno la maggioranza sia al senato sia alla camera dei rappresentanti, e Trump non finirebbe in stato d’accusa neanche se fosse sorpreso a letto (come dicono a Washington) con un ragazzo vivo o una ragazza morta.

La costante e progressiva fuga di rivelazioni sui suoi legami con la Russia continuerà

Non è la pistola fumante perché non sapremo mai quello che è stato davvero detto durante quell’incontro. È molto difficile credere che Donald Trump in persona non fosse al corrente dell’incontro quando i suoi tre principali consiglieri politici erano tutti presenti. Ma la sua smentita reggerà, a meno che uno dei tre uomini decida di affermare cose diverse.

Eppure Trump è davvero un “dead man walking” (un morto che cammina). Sarà una camminata lunghissima, una morte lenta provocata da migliaia di taglietti. Ma la costante e progressiva fuga di piccole e grandi rivelazioni sui suoi legami con la Russia (e su altri argomenti imbarazzanti) continuerà. E un giorno probabilmente emergerà anche la sua dichiarazione dei redditi, che potrebbe essere per lui il colpo fatale.

Trump non sarà messo in stato d’accusa, però ha smesso di divertirsi. Verrà il momento in cui tutto questo sarà troppo per lui e, semplicemente, si dimetterà (ha già più di settant’anni e potrà limitarsi a invocare motivi di salute). E a quel punto avremo un presidente chiamato Pence.

(Traduzione di Federico Ferrone)

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