03 aprile 2018 15:18

Il papa non ha detto che non esiste il paradiso. Del resto, non c’è niente di imbarazzante nell’idea che le brave persone vadano in paradiso quando muoiono. A chi non ne sa niente, può sembrare la proiezione di un proprio desiderio, ma è quel genere di cose che un dio amorevole e onnipotente offre alle proprie creature. Il papa ha detto che non esiste l’inferno.

Appena l’ha detto, la sala stampa del Vaticano si è mobilitata per negare che avesse fatto una simile affermazione, com’è accaduto molte altre volte quando il papa è uscito dal seminato. Ma naturalmente lo ha detto davvero, e il motivo è ovvio.

È molto difficile per una persona istruita e con una sensibilità moderna credere che un dio amorevole possa condannare tutti gli esseri umani che ha creato a un castigo eterno fatto di torture fisiche e angosce mentali. Non è così che si comportano i padri amorevoli in carne e ossa, perfino con i bambini disubbidienti, e quindi la visione tradizionale dell’inferno è un tema costante per molti teologi cattolici.

Dilemmi condivisi
Se non vivete in una bolla religiosa, la cosa non è un problema: niente paradiso, niente inferno, niente dio, solo noi esseri umani sotto un cielo vuoto. Ma gli uomini di fede come papa Francesco, che vogliono credere che “Dio è amore”, faticano ad accettare il concetto d’inferno. Ed Eugenio Scalfari, cresciuto all’interno di una fede che ha abbandonato molto tempo fa, continua a simpatizzare con i loro dilemmi.

Scalfari, che ha 93 anni, ha fondato il quotidiano la Repubblica, ed è ancora attivo come giornalista. Ateo dichiarato, ha incontrato papa Francesco per anni, facendo con lui lunghe conversazioni su questioni religiose. È un giornalista atipico, che non registra le sue interviste e non prende neppure appunti, preferendo “ricostruire” le conversazioni a partire dalla sua memoria.

Avendo personalmente fatto migliaia d’interviste (registrandole o prendendo appunti), invidio a Scalfari la libertà di cui gode nell’immergersi completamente nella conversazione. Dubito che riesca sempre a ricordarsi le frasi dell’intervistato parola per parola, ma sono sicuro che raramente si sbaglia sul significato di quanto è stato detto. E sospetto che sia proprio il fatto che Scalfari non fornisca trascrizioni fedeli a spingere Francesco a incontrarlo.

Le recenti conversazioni tra i due uomini, raccontate da Scalfari su la Repubblica il 29 marzo, cominciano con il giornalista che chiede al papa dove vadano le “anime cattive” e in che modo siano punite. Secondo il resoconto di Scalfari, Francesco avrebbe risposto così:

Non vengono punite, quelle che si pentono ottengono il perdono di Dio e vanno tra le fila delle anime che lo contemplano, ma quelle che non si pentono e non possono quindi essere perdonate scompaiono. Non esiste un inferno, esiste la scomparsa delle anime peccatrici.

A voler essere franchi, si tratta di un’eresia. Il catechismo della chiesa cattolica afferma che “le anime di coloro che muoiono in stato di peccato mortale, dopo la morte discendono immediatamente negli inferi, dove subiscono le pene dell’inferno, ‘il fuoco eterno’”. Il catechismo prosegue affermando che “la pena principale dell’inferno consiste nella separazione eterna da Dio”, ma non si può prescindere dal fatto che la dottrina ufficiale sostenga l’esistenza del fuoco eterno. Una roba che probabilmente fa molto male.

Il papa è chiaramente a disagio nell’immaginare Dio come un torturatore infernale, e preferisce di gran lunga l’idea che l’anima di chi “non si pente e non può essere perdonato” sia semplicemente distrutta. Il nome che prende questa concezione è “annichilazionismo”, ed emerge piuttosto spesso nella teologia contemporanea. Ma fino a che la chiesa cattolica non modificherà la sua dottrina, si tratterà sempre di eresia.

Tentazioni e battaglie
Papa Francesco è un uomo pragmatico, e sceglie con prudenza le sue battaglie. Modificare la dottrina cattolica sull’inferno sarebbe una lunga battaglia, che esaurirebbe buona parte delle energie che, all’interno della chiesa, preferirebbe mettere al servizio su altri e più urgenti cambiamenti. Eppure non resiste alla tentazione di rendere note le sue opinioni – in un modo facile da smentire – conversando occasionalmente con Scalfari.

In un’intervista del 2013 si leggeva che “non esiste un Dio cattolico” e, in una del 2014, che è un’ingiustizia escludere i cattolici divorziati e risposati dalla piena partecipazione alla chiesa.

A Scalfari non importa che il Vaticano smentisca le parole del papa, né che lo stesso Francesco accetti la smentita. Si tratta di un gioco al quale partecipano entrambi, e la precisione degli articoli di Scalfari è ampiamente dimostrata dal fatto che Francesco continui a concedergli nuove interviste nonostante le presunte “inesattezze” delle sue precedenti.

È difficile però non chiedersi quale risultato i due pensino che questo gioco stia ottenendo.

(Traduzione di Federico Ferrone)

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