21 maggio 2012 17:52

C’è un critico francese famoso per la prontezza con cui decreta, a film appena finito, se sia un capolavoro o meno. Per qualche motivo che non ho ben capito, quando il film gli piace davvero si esprime in inglese, dicendo “It is a masterpiece” (bisogna dirlo con accento francese marcato per coglierne l’effetto).

Con molti titoli, preferisco aspettare prima di esprimermi, anche perché ho notato che la mia reazione spesso si evolve quando ripenso a un film e lo rivedo nella mente.

A volte però mi trovo costretto a scrivere una recensione immediatamente – e con il cocktail cannois di stanchezza, alcool e pellicole (solitamente si vedono almeno quattro film nel corso di una giornata), non sono sempre sicuro che il tentativo sia riuscito. Soprattutto quando il film in questione è resistente a una lettura facile, come Like someone in love di Abbas Kiarostami.

Ma su almeno uno dei film in concorso non avevo alcun dubbio: già mentre scorrevano i titoli di coda sapevo che si trattava di un capolavoro. Amour di Michael Haneke è un film immenso. Il soggetto non è di quelli che invogliano alla visione: segue con occhio inflessibile la malattia e la morte di una donna anziana francese, assistita dal marito, suo compagno di vita da molti anni. Ma è un film che parla di vita e d’amore, non solo di morte. Non avrei mai pensato che un film di Haneke – regista di pellicole belle ma fredde come Funny games o Il nastro bianco – mi avrebbe fatto piangere come un bambino, ma così è stato.

La coppia in questione (interpretata magistralmente da due veterani francesi, Jean-Louis Trintignant ed Emmanuelle Riva) è colta, benestante. Stanno bene insieme, anche se ognuno ha la sua buona dose di orgoglio. Quando conversano, si rivolgono l’uno all’altro con una cortesia d’altri tempi. Ma non c’è freddezza, si vede subito che si amano, che si sono sempre amati. Quando lei si ammala, per un ictus che le paralizza un fianco, lui non batte ciglio: continua a trattarla con il rispetto e la premura che ha sempre usato nei suoi confronti. Ma tutti e due stanno soffrendo, ed è una sofferenza sottolineata dall’eleganza dell’appartamento parigino in cui abitano.

Finirà male. Ma in realtà fine migliore non si poteva immaginare. Perché Amour è un commovente inno all’umanità che c’è in tutti noi, una lettera d’amore all’amore. It is a masterpiece.

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