12 settembre 2017 12:14

Pochissime cose sono più utili dei misteri del sonno per dimostrare quanto poco conosciamo noi stessi. Innanzitutto, c’è il grande mistero del perché dormiamo, dato che, in termini evolutivi, perdere coscienza per un terzo della giornata è una delle strategie più suicide che si possano immaginare (il che significa che, a qualsiasi cosa serva il sonno, deve essere veramente importante perché valga la pena rischiare di essere attaccati da tigri e serpenti per tutta la notte).

Poi c’è il mistero quotidiano di come costringerci a dormire quando non ci riusciamo (secondo me, il metodo migliore resta ancora quello della visualizzazione o “rimescolamento cognitivo”: scaricate sul telefono l’applicazione MySleepButton, o scegliete semplicemente una lettera dell’alfabeto e immaginate uno dopo l’altro tutti gli oggetti che cominciano con quella lettera). Ma la nostra ignoranza sul sonno non si limita a questo: è anche abbastanza probabile che non abbiate idea di quanto avete dormito la notte scorsa, o se è stato veramente sufficiente.

Sei ore di sonno non sono il massimo, mi dico ogni volta che mi capita, cioè abbastanza spesso. Ma in fondo non sono male, no? Dopotutto sono solo una di meno del presunto ideale di sette, e il 50 per cento in più delle quattro che, a quanto dice, si concede Donald Trump (non pensateci troppo, altrimenti disturberà ancora di più il vostro sonno). Tuttavia, da uno studio pubblicato di recente dalla rivista Fast Company è emerso che, in certe attività cognitive, i soggetti che avevano dormito solo sei ore per notte per dieci giorni ottenevano gli stessi scarsi risultati di quelli che non avevano dormito per due giorni di fila.

Nei compiti cognitivi, ce la caviamo meglio quando pensiamo di aver dormito abbastanza, anche se non è vero

In altre parole, dopo un paio di settimane, sembra che sei ore di sonno equivalgano a zero. O, in un certo senso, siano anche peggio, perché almeno quelli che non hanno dormito affatto riconoscono di essere estremamente assonnati; mentre quelli che hanno dormito sei ore pensano di esserlo di meno, anche quando non riescono a rimanere concentrati su un compito.

La progressiva privazione del sonno è un po’ come il proverbiale esempio della rana nella pentola che bolle. Alla fine il risultato è lo stesso della morte improvvisa, ma il passaggio è così graduale che l’animale quasi non se ne accorge.

A peggiorare le cose, c’è il fatto che possiamo anche dormire sei ore per notte, o un qualsiasi altro periodo di tempo insufficiente, ed essere convinti che ci basti. Questa è un’altra tipica scoperta degli esperimenti sul sonno: secondo uno di questi studi, sopravvalutiamo sempre quanto abbiamo dormito, in media di 48 minuti. E qui le cose si complicano, perché i ricercatori hanno anche individuato un “effetto placebo del sonno”: nei compiti cognitivi, ce la caviamo meglio quando pensiamo di aver dormito abbastanza, anche se non è vero.

La prima implicazione pratica di questa scoperta è che probabilmente abbiamo bisogno di dormire di più, anche se non abbiamo sonno, o siamo convinti che le ore che abbiamo dormito siano più che sufficienti. D’altra parte, dopo averne preso atto e aver modificato le vostre abitudini di conseguenza, dimenticate quest’ultima frase e fate tutto il possibile per convincervi di essere abbastanza riposati (per esempio, evitando di dirvi che siete tanto stanchi). Avete bisogno di dormire di più e di essere convinti che non è così. Lo so, è un paradosso, ma non perdeteci il sonno.

(Traduzione di Bruna Tortorella)

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