02 maggio 2016 18:57

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Veloce come il vento
Di Matteo Rovere. Con Stefano Accorsi, Matilda De Angelis. Italia, 2016, 119’

“Vacca boia!”. A volte una sola battuta del film ne coglie il ritmo e le sensazioni. Veloce come il vento racconta la storia vera di una famiglia emiliana di piloti da corsa. Il padre muore, la mamma vive in Canada e Giulia, la figlia diciassettenne (la magnifica Matilda De Angelis), si deve occupare del fratellino piccolo. Un giorno riappare il fratello maggiore, Loris, una vecchia gloria dello sport ormai tossicodipendente (un non meno magnifico Stefano Accorsi). Mai lucido, il fratello ingombrante pretende di vivere nella casa di famiglia e comincia ad allenare la sorella.

Non bisogna amare le gare automobilistiche per amare questo film. Nel piccolo cinema romano in cui l’ho visto, trenta posti, c’erano due gruppi di signore piuttosto entusiaste. Alcune metafore sono un po’ ingombranti, come per esempio l’anticipo della prossima curva che suona come un consiglio di vita. E il genere ricorda quei film statunitensi un po’ patetici sulle rivincite eroiche nello sport. Ma questo è un film italiano, ruvido e bello, veloce come il vento. All’inizio una citazione di Mario Andretti, il pilota italiano naturalizzato statunitense: “Se hai tutto sotto controllo, significa che non stai andando abbastanza veloce”. Vacca boia!

Questo articolo è stato pubblicato il 29 aprile 2016 a pagina 82 di Internazionale, nella rubrica Italieni. Compra questo numero | Abbonati

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