27 marzo 2015 17:52

Non è certo una parte fondamentale di questa storia, ma è evidente che la questione di “pilota” e “copilota” ci sta sfuggendo di mano. Avevo deciso di lasciar perdere, nel rispetto degli elementi più seri e tragici dell’incidente, ma la mia pazienza ha un limite. Che sia chiaro: nella cabina di un aereo ci sono due piloti, il capitano e il suo primo ufficiale, che è chiamato anche copilota. I copiloti non sono apprendisti. Sanno far decollare, atterrare e pilotare l’aereo tanto quanto il capitano. Non si limitano, come ha scritto la Bbc, “a controllare l’aereo durante le pause del pilota o se il pilota è colto da un malore”.

Per il resto, non so cosa dire. Per un pilota il fatto che un collega possa aver intenzionalmente fatto precipitare il suo aereo uccidendo tutti i passeggeri è qualcosa di orribile, imbarazzante, offensivo e potenzialmente devastante per l’intera categoria.

Non è la prima volta che un membro dell’equipaggio commette un atto omicida. Nel 1994 un pilota fuori servizio della FedEx, seduto nello strapuntino della cabina di pilotaggio, aggredì l’equipaggio di un Dc 10 con un martello e un arpione. In un’altra occasione, un jet della Pacific Southwest Airlines è caduto dopo che un dipendente frustrato aveva sparato a entrambi i piloti. L’episodio più famoso è quello del primo ufficiale suicida che ha fatto schiantare il volo Egypt Air 990 che volava da New York al Cairo.

Temo che in futuro ogni volta che un aereo precipiterà e non si troverà immediatamente una ragione, la gente penserà a un suicidio come possibile causa. Ma cercate di tenere presente che – pur includendo lo schianto della Silk Air o il disastro ancora avvolto nel mistero dell’MH370 – gli atti di sabotaggio da parte dell’equipaggio sono una minima parte degli incidenti nei decenni di storia dell’aviazione civile. Se il primo ufficiale del volo Germanwings ha effettivamente provocato l’incidente, siamo davanti a un fatto tragico e imperdonabile. Ma è stato comunque un evento straordinario, qualcosa di altamente improbabile. Spero che i viaggiatori capiscano che ci sono decine di migliaia di piloti che tengono nella massima considerazione il loro lavoro e la sicurezza dei passeggeri.

La gente si chiederà: quanti piloti là fuori sono sul punto di crollare? La salute mentale dei piloti viene controllata adeguatamente?

Negli Stati Uniti i piloti sono valutati dal punto di vista medico una o due volte all’anno, e per continuare a lavorare hanno bisogno di un certificato medico di un dottore della Federal aviation administration (Faa): anche se il controllo non è strettamente psicologico, il medico della Faa valuta il pilota in base a diversi criteri, inclusa la sua salute mentale. I piloti possono essere sospesi per centinaia di ragioni, che comprendono problemi cardiaci e diabete, ma anche depressione e ansia. Può succedere, e succede. Inoltre in alcune compagnie aeree i piloti appena assunti devono sottoporsi a test psicologici prima di entrare in servizio. In generale tutti i piloti vengono sottoposti a test tossicologici a sorpresa.

Per quanto riguarda lo stress di questo lavoro, non è diverso da quello che si produce in ogni altro contesto lavorativo. Le persone restano persone, e inevitabilmente i problemi della vita privata sconfinano sul posto di lavoro. A volte i piloti sono stressati, ma questo non significa che rappresentano un pericolo o rischiano di far precipitare l’aereo. La maggior parte delle compagnie aeree sono molto attente quando si parla dei problemi personali o mentali dei loro dipendenti.

Non so cos’altro potremmo pretendere. I piloti sono esseri umani, e nessuna professione è immune alle debolezze dell’animo. Tutti i test medici del mondo non possono escludere con certezza la possibilità di un crollo nervoso o di un atto criminale. Resta il fatto che i passeggeri devono potersi aspettare che le persone che controllano l’aereo siano esattamente quello che devono essere: professionisti qualificati, e non potenziali assassini.

(Questo articolo è uscito su Ask the pilot. Traduzione di Andrea Sparacino)

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it