27 giugno 2018 18:18

1. Rancore, Skatepark
Lo slang tecnico dei tricks, le acrobazie che si possono spremere da uno skateboard come lingua perduta di mille pomeriggi da pischelli; e “adesso sembra un deserto”. Solo da adulti ci si dedica a questo tipo di recherche, a dispetto del titolo del nuovo album Musica per bambini. Rancore, una sorta di Eminem romano che di nome fa Tarek Iurcich, srotola un flow di tempi perduti; con il superpotere di ricordare con rabbia e la capacità di trarne racconti veri. Anche quando parla a doppia velocità del road runner che fa Beep beep.

2. The Mystery of The Bulgarian Voices, Pora sotunda
Come suona un coro di cuori, un cerchio di madri che condividono gioia, pupi e luce? È un trip polifonico nell’idioglossia. Con quel tradizionale ensemble femminile bulgaro già divenuto un piccolo fenomeno pop come Le Mystère des Voix Bulgares; le brave cantrici tornano con l’album BooCheMish e si ritrovano in compagnia di Lisa Gerrard, voce dei Dead Can Dance (negli anni ottanta incidevano per la 4AD, come le bulgare). Nei pezzi in cui è ospite, Gerrard canta come un angelo e dirige il coro nella lingua da lei sognata.

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3. Flo, Babel
Maledetto il giorno in cui smettiamo di provare a capire le rispettive lingue. Che fosse una brava lo si era capito, ma con l’album La mentirosa il talento di Flo esplode acrobatico, e genera (anche con l’apporto di Daniele Sepe) un mondo multilingue colorato di tango, Napoli, fatti suoi e canzoni d’autore in spagnolo o portoghese, echi di “corazón de la grande Babylon”, Saturno contro, Chavela Vargas, passione, dolore, dolcezza. Un mondo femminile abbastanza forte da essere inclusivo. Tocca sapercela meritare, questa Flo dalle lingue salvifiche.

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Questa rubrica è uscita il 15 giugno 2018 nel numero 1261 di Internazionale, a pagina 90. Compra questo numero| Abbonati

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