24 ottobre 2018 15:38

1. Seasick Steve, Can u cook?
Essere un vecchio barbone che ce l’ha fatta, e spassarsela con i piedi a mollo nell’isolotto della Florida dove Hemingway andava a pesca, con un batterista mattocchio, l’ex chitarrista dei Counting Crows e queste donne che vogliono sapere se sai cucinare. Blues così allegri da sembrare ossimori, ma Seasick Steve, con la grattugia-chitarra rabberciata saldando uno wash-board a un banjo, è un masterchef in sala d’incisione. Forse il miglior tecnico del suono tra gli hobos d’America. E si sente, nell’album che porta lo stesso titolo di questa canzone.

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2. Giorgio Canali & Rossofuoco, Emilia parallela
Da “questa Emilia farcita di fabbriche di plastica di maiali insaccati da vivi e di gente che sempre mastica” arrivano i pensieri neri dell’irascibile carissimo Canali. Come un Ligabue che non avendocela fatta a quei livelli sta venendo fuori alla distanza. L’album Undici canzoni di merda con la pioggia dentro crea l’atmosfera, ma difficilmente assicura l’esposizione in evidenza alla Feltrinelli. Ascolto autunnale consigliato, nella speranza che si avverino le visioni meteoropatiche di pezzi sempre convinti come Piove, finalmente piove.

3. Mé, Pék e Barba, Filastrocca
Tutto il mondo è paese e tutto il paese è all’osteria nell’ebbra filastrocca della folk band della bassa parmense, che a bordo di questo pezzo ha chiamato a raccolta la voce sarda di Gigi Sanna (Istentales), il friulano di Franco Giordani, il salentino Puccia (Après la Classe) e la parlata camuna di Dario Canossi (Luf). Come un convegno di buone bottiglie, un concept album con l’alito al lambrusco, campestre di spirito, tra alticci e bassi ma sempre in buona. Magari qua e là si fa un po’ i deficienti al bar. E poi passa Omar Pedrini e si fa festa.

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