Una nuova amica

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C’è un regista francese a cui è sempre piaciuto giocare con i generi. I generi cinematografici. Thriller, noir, commedia e via dicendo. E ha sempre avuto una propensione a giocare anche con la sessualità, una molla che carica tutti i suoi film. Per chi ancora non l’avesse capito, parliamo di François Ozon. In Una nuova amica il gioco dei generi si allarga alla sfera sessuale e la donna che vive due volte cambia sesso e si incarna in un Romain Duris in grande forma. Tutto chiaro, no?

Chi è senza colpa

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Chi è senza colpa (curiosa traduzione del titolo originale The drop) è una valida alternativa al film di Ozon, ma non fatevi trarre in inganno dal fatto che il regista, Michaël R. Roskam, è belga. Il film è americanissimo e i motivi per vederlo sono vari. Prima di tutto perché è l’ultimo in cui recita James Gandolfini. Poi perché la sceneggiatura è del bostoniano Dennis Lehane che ha adattato un suo libro con lo stesso titolo (appena pubblicato in Italia da Piemme). Come sceneggiatore Lehane ha lavorato tra le altre cose a The Wire (la serie di David Simon), ma vedendo Chi è senza colpa si pensa più a un altro film tratto da un suo libro, cioè Mystic River. Non c’è Clint Eastwood né il grandissimo cast di quel film, ma Tom Hardy è molto convincente nel ruolo di Bob, un barista che sembra disagiato. Da dove viene il disagio di Bob? Intorno a lui, a un cucciolo di pitbull trovato ferito nella spazzatura e a una ragazza con un passato difficile e un ex minaccioso, monta una tensione che prima o poi da qualche parte dovrà necessariamente trovare sfogo.

Vergine giurata

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Eviterei Insurgent, secondo capitolo della serie The Divergent. La presenza di Shailene Woodley (con lei consiglio vivamente di vedere The spectacular now con Miles Teller), un’attrice che sembra avere un roseo futuro davanti a sé, non è sufficiente a infilarsi in una nuova saga ambientata in un futuro prossimo distopico. Escono invece diversi film italiani: La solita commedia di Biggio e Mandelli (cioè i Soliti idioti), Latin lover di Cristina Comencini, Vergine giurata di Laura Bispuri (selezionato in concorso all’ultima Berlinale), La prima volta (di mia figlia) di Riccardo Rossi e Fino a qui tutto bene di Roan Johnson.

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