02 ottobre 2018 11:30

Lo smartphone, su cui magari state leggendo questo articolo, è diventato uno degli oggetti più familiari del mondo. Dietro questa banalità si cela però una battaglia per l’influenza che la dice lunga sui nuovi rapporti di forza internazionali. La tecnologia 5G, che dovrebbe garantire connessioni più veloci, vedrà in settimana i primi test negli Stati Uniti, ed è il rilevatore di questo conflitto tecnologico.

All’inizio degli anni duemila, due standard di telefonia mobile si dividevano il mondo. Vi ricordate dei gsm, che incarnavano la mobilità di seconda generazione? In quel caso si trattava di uno standard europeo che aveva conquistato la maggior parte del globo, fatta eccezione per il Nordamerica che manteneva la sua tecnologia.

I cinesi, sostanzialmente assenti da questa concorrenza, avevano deciso in seguito di creare il loro standard, utilizzato da un solo operatore nazionale, il più piccolo. Affascinato da questa decisione che appariva irrazionale, avevo chiesto spiegazioni a un esperto a Pechino. La sua risposta: “Dovrai ricrederti. I cinesi entrano prudentemente nel mercato con il 3G e saranno seduti al tavolo che conta per la definizione delle norme del 4G e soprattutto del 5G”.

I cinesi pensano a lungo termine, e questa è la loro forza in un mondo che vive a breve termine

Ed è precisamente ciò che è successo. Il 5G è il futuro, in un mondo che ormai si divide principalmente tra americani e cinesi, con gli europei ormai palesemente scomparsi da un campo in cui erano stati pionieri vent’anni fa. Oggi in Europa restano soltanto i produttori svedesi e finlandesi, convalescenti, quando un tempo le industrie scandinave, tedesche, francesi o tedesche dominavano il mercato. Alcatel, fiore all’occhiello della Francia, non esiste più.

Il mio esperto a Pechino ci aveva visto giusto: i cinesi pensavano a lungo termine, e questa è la loro forza in un mondo che vive a breve termine.

In meno di due decenni, la Cina è diventata il primo mercato delle telecomunicazioni al mondo, favorendo l’espansione delle industrie nazionali che figurano tra i leader mondiali.

È qui che la classica concorrenza industriale sconfina nella lotta geopolitica. È infatti impossibile comprendere la guerra commerciale scatenata da Donald Trump contro la Cina senza tenere conto di questa gara per la leadership tecnologica.

Il produttore cinese Huawei è stato il grande beneficiario di questo sviluppo del mercato nazionale, prima di lanciarsi alla conquista del mondo. L’azienda cinese è diventata il secondo produttore di smartphone al modo e un marchio molto competitivo che ha investito parecchio sul 5G.

Tuttavia il clima internazionale gioca contro Huawei. Gli Stati Uniti e l’Australia hanno sostanzialmente bandito l’azienda cinese dal loro mercato per presunti motivi di sicurezza, e fanno pressione sui loro alleati affinché facciano altrettanto. Finora l’Europa non ha ceduto, nonostante i diversi rapporti allarmisti degli ultimi anni.

In questa nuova guerra fredda che è anche una guerra industriale, l’Europa ha perso l’iniziativa. Ecco un campo in cui potrebbe tornare collettivamente influente.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

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