09 settembre 2020 10:05

Si spara sul tetto del mondo. Il 7 settembre diversi colpi di arma da fuoco sono stati esplosi durante uno scontro tra soldati cinesi e indiani lungo la frontiera contesa tra i due paesi. Da 45 anni nella zona non si sentiva l’eco dei proiettili, anche perché le armi da fuoco sono proibite da un accordo comune. Eppure negli ultimi tre mesi è risalita la tensione tra i due giganti asiatici, potenze nucleari opposte su tutti i fronti.

A giugno una ventina di soldati indiani e un numero imprecisato di soldati cinesi avevano perso la vita a causa del più grave incidente degli ultimi decenni tra i due paesi. Gli indiani avevano denunciato un’aggressione a colpi di bastoni e coltelli.

Da allora tutti i tentativi di pacificazione sono falliti, compreso l’incontro organizzato la settimana scorsa a Mosca tra i ministri della difesa dei due paesi. L’incidente del 7 settembre dimostra che la frontiera sino-indiana resta alla mercé di uno scontro che sta degenerando, in un clima segnato dal fervore nazionalista.

La frontiera montuosa tra India e Cina, lunga 3.440 chilometri, è contesa in diversi punti e ha già provocato una guerra nel 1962.

India e Cina si accusano regolarmente e vicendevolmente di effettuare incursioni, di spostare i confini o di occupare una valle, nel contesto di una guerra fredda sempre più pericolosa che oppone Cina e Stati Uniti e intensifica i contrasti politici.

Il regime cinese non vuole che l’India si affermi come contrappeso in Asia

L’India, guidata dal primo ministro nazionalista Narendra Modi, cerca di presentarsi senza troppo clamore come un’alternativa strategica alla Cina. Molti paesi, tra cui Stati Uniti e Francia, portano avanti una strategia per la zona indo-pacifica che somiglia a una manovra di “contenimento” della Cina, per riprendere il vocabolario della guerra fredda.

Il regime cinese non vuole lasciare che l’India si affermi come contrappeso all’influenza cinese in Asia, e minaccia sempre più apertamente New Delhi.

È possibile che si verifichi uno scontro totale tra i due paesi? Spesso si dice che l’arma nucleare incita alla prudenza, ma in questo caso i due paesi potrebbero commettere un errore di valutazione e creare le condizioni per un’escalation.

L’8 settembre il caporedattore di un quotidiano cinese dalle posizioni marcatamente nazionaliste, il Global Times, ha scritto su Twitter che l’India sta sottovalutando la volontà e le capacità della Cina. “L’esercito cinese è pronto al peggio e ha la capacità di infliggere una sconfitta all’esercito indiano in caso di conflitto a qualsiasi livello”. Questo tipo di retorica, evidentemente, non contribuisce a calmare le acque.

Anche la Cina potrebbe commettere errori di calcolo, in un momento in cui ha superato la prova del covid-19 mentre l’India è diventata il secondo paese più colpito al mondo.

L’aspetto più inquietante è l’assenza di un arbitro accettato da entrambi i paesi, in un mondo sempre meno regolato. Eppure sarebbe il caso di fare tutto il possibile per impedire a questi due paesi, che complessivamente ospitano un terzo della popolazione mondiale, di combattersi a causa di una manciata di chilometri quadrati sull’Himalaya.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

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