01 settembre 2021 10:09

Sulla Cina soffia nuovamente un cattivo vento che ai più anziani ricorda i tempi difficili della rivoluzione culturale, con la differenza che oggi manca la violenza. Da diversi mesi una serie di misure apparentemente isolate sta disegnando un nuovo orientamento politico ed economico e soprattutto una ripresa in mano ideologica del paese da parte del numero uno del partito comunista, Xi Jinping.

Come accade sempre nel paese asiatico, i segnali politici prendono vie indirette. Questa settimana si parla soltanto di un intervento su un blog che sarebbe insignificante se non fosse stato rilanciato dai principali mezzi d’informazione del partito, a cominciare dall’ufficialissimo Quotidiano del Popolo. Il blogger in questione, Li Guangman, annuncia una “rivoluzione profonda” e avverte che tutti coloro che si opporranno saranno “scartati”. Guangman denuncia la cultura occidentale, le star che privano la gioventù della virilità e i capitalisti che si arricchiscono in una notte.

Questa retorica è simile a quella dei gruppuscoli neo-maoisti, e oggi ritorna al centro del discorso ufficiale. Il presidente Xi ha annunciato una nuova rotta, “la prosperità comune”, che dovrebbe ridurre le disuguaglianze considerevoli emerse in questi ultimi quarant’anni e favorire lo sviluppo rapido della Cina.

Richiamo all’ordine
Esiste un doppio obiettivo in questa nuova linea, che ha già cominciato a manifestarsi alcuni mesi fa quando l’imprenditore cinese più conosciuto, Jack Ma, fondatore del gigante del commercio online Alibaba, è prima “scomparso” per diverse settimane e poi riapparso, ma solo per essere emarginato.

Il primo obiettivo, lodevole e coerente, è quello di rispondere al malcontento popolare, soprattutto quello delle classi medie. I temi sono molti, dal prezzo eccessivo degli immobili (oggetto di speculazione massiccia anche da parte di numerosi quadri del partito) al costo della retta scolastica, chiave della riproduzione dell’élite in Cina. I giganti del digitale sono l’obiettivo principale delle critiche. Infine il potere ha sicuramente fatto un regalo ai genitori limitando a tre ore la settimana il tempo che i giovani possono trascorrere sui videogiochi.

Questa “campagna di rettifica” arriva in un momento delicato sul piano internazionale

Ma queste misure popolari hanno anche un altro obiettivo: riaffermare l’autorità del Partito comunista su tutto, compresa l’economia privata. Il richiamo all’ordine è brutale. In Cina c’è solo un padrone, ed è Xi.

Questa “campagna di rettifica”, come si chiamava in passato in Cina, arriva in un momento delicato innanzitutto al livello internazionale, con il confronto sempre più aspro con gli Stati Uniti. È significativo che l’intervento sul blog tanto discusso parli della minaccia di “rivoluzioni colorate” in Cina, un riferimento ai sollevamenti nelle ex repubbliche sovietiche attribuiti da Pechino ai servizi segreti americani.

Ma il momento è delicato anche a livello politico, con il ventesimo congresso del Partito comunista cinese previsto tra poco più di un anno. In quell’occasione Xi dovrebbe ottenere il suo terzo mandato, dopo aver eliminato il limite dei due mandati istituito da Deng Xiaoping, principale successore di Mao.

Xi è senza dubbio l’uomo più potente del mondo, anche perché non deve fare i conti con nessun contropotere. Il presidente cinese ha da poco imposto lo studio del suo pensiero nelle scuole cinesi per completare la sua presa su un paese che non vedeva nulla di simile dai tempi di Mao. Negli ultimi anni la Cina ha vissuto un’incredibile espansione economica, ma oggi questo slancio si accompagna a una vera regressione politica. Sembrava impossibile che ciò accadesse, eppure Xi è riuscito a farlo.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

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