01 giugno 2023 10:03

Prima di tutto c’è l’aspetto simbolico, e non bisogna mai sottovalutare la forza dei simboli. Il 1 giugno tutta l’Europa sarà presente in Moldova, a pochi chilometri dalla regione separatista della Transnistria, dove stazionano truppe russe, e a due passi anche dall’Ucraina e dalla guerra scatenata da Mosca. In questo caso l’Europa non significa solo l’Unione europea, ma anche i paesi dei Balcani, il Regno Unito, la Turchia e naturalmente l’Ucraina.

E poi c’è il vertice di questo soggetto inedito, la Comunità politica europea (Cpe), lanciata nel 2022 su proposta francese e arrivata al suo secondo vertice. Nessuno sa ancora quale sarà il destino della Cpe, ma tutti ne apprezzano la natura informale che favorisce interazioni proficue in un momento decisivo per il continente.

Il vertice, tra l’altro, coincide con la crisi appena scoppiata tra Kosovo e Serbia, che ha reso necessario l’invio dei rinforzi della Nato dopo alcuni scontri violenti di piazza. All’origine del conflitto c’è la nomina di alcuni sindaci di etnia albanese in centri abitati a maggioranza serba, una mossa azzardata del primo ministro kosovaro Albin Kurti che gli è costata le critiche degli alleati della Nato.

Cancellare le ambiguità
La riunione della Cpe ha già prodotto un primo effetto: il 31 maggio Kurti ha parlato della possibilità di organizzare nuove elezioni municipali nelle zone più turbolente. In questo modo il primo ministro ha cercato di superare la crisi prima del vertice in Moldova. Inoltre, sempre alla vigilia dell’evento, il presidente francese Emmanuel Macron ha annunciato che avrebbe incontrato Kurti insieme al cancelliere tedesco Olaf Scholz. È a questo che servono i vertici.

Ma al centro delle discussioni ci sarà evidentemente la guerra in Ucraina, con le sue conseguenze per il continente. Il 31 maggio Macron ha approfittato della vetrina della conferenza sulla sicurezza di Bratislava, in Slovacchia, per esporre la sua visione in merito al conflitto.

In Europa dell’est sopravvive una certa diffidenza nei confronti della Francia, accusata di voler indebolire la Nato

Prima di ritrovare i capi di stato e di governo europei a Chișinău, il presidente francese ha voluto cancellare qualsiasi ambiguità e quelli che ha definito “fantasmi”, un modo per disinnescare le potenziali tensioni e avere un peso maggiore nell’ambito del vertice della Cpe.

In Europa dell’est, infatti, sopravvive una certa diffidenza nei confronti della Francia, accusata di voler indebolire la Nato parlando di autonomia strategica europea, ma anche verso Macron in particolare, a causa delle sue frasi infelici su Putin e la Russia.

Il 31 maggio il presidente francese ha mantenuto un atteggiamento moderatamente autocritico, dichiarando di voler superare la percezione di una Francia “arrogante o lontana”. Macron è partito da lontano, ricordando (senza citare l’autore) una frase celebre di Jacques Chirac sui paesi dell’est: “Hanno perso un’occasione per tacere”, dichiarò il presidente nel momento dell’invasione dell’Iraq da parte degli Stati Uniti, nel 2003, sostenuta dai paesi dell’est e criticata dalla Francia e dalla Germania.

Questa umiltà – ben poco francese, ammettiamolo – ha permesso a Macron di tracciare i contorni della “chiarificazione politica e geopolitica dell’Unione europea”, chiamata a raccogliere le sfide della guerra in Ucraina, a gestire il dopoguerra ma anche a non ritrovarsi alla mercé degli elettori statunitensi.
“Potete contare sulla Francia”, ha concluso Macron. Questa manovra gli permetterà senza dubbio di arrivare a Chișinău in posizione più favorevole, in un momento in cui l’Europa non può permettersi di sbagliare.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

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