A maggio il tasso di disoccupazione giovanile in Europa era del 20 per cento. La crisi non aveva mai colpito così duramente i giovani: in Spagna la disoccupazione giovanile è al 40 per cento, in Italia al 30 per cento e in Francia al 25. Bisogna agire subito se non si vuole lasciare per strada un’intera generazione.
I livelli più alti di disoccupazione giovanile si registrano nei paesi dove le riforme del lavoro cominciate negli anni ottanta sono rimaste incomplete. In molti casi sono stati introdotti cambiamenti che hanno aumentato solo la flessibilità del mercato del lavoro. Bisogna, quindi, completare le riforme, riducendo il dualismo tra chi è tutelato e chi non lo è.
Un esempio significativo è la Spagna, dove l’anno scorso nel settore delle costruzioni, messo in ginocchio dallo scoppio della bolla immobiliare, l’occupazione è scesa del 25 per cento, con un picco del 35 per cento tra i lavoratori a tempo determinato, mentre i salari reali dei lavoratori a tempo indeterminato sono cresciuti del 4 per cento. Il 16 giugno il governo spagnolo ha approvato una riforma che abbassa i contributi previsti per i contratti a tempo indeterminato. Ma questa misura non basta a risolvere il dualismo del mercato del lavoro spagnolo.
La strategia migliore è quella di garantire una tutela progressiva del lavoro, mantenendo una flessibilità maggiore nella fase di assunzione e facendo crescere il grado di tutela a mano a mano che i lavoratori completano il percorso verso il contratto a tempo indeterminato. I dettagli possono essere definiti in accordo con le legislazioni nazionali.
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