Il 29 novembre al Boston college Ina Mullis e Michael Martin, curatori del rapporto conclusivo, hanno presentato i risultati della quarta indagine internazionale Trends in international mathematics and science study (Timss) e Progress in international reading literacy study (Pirls), promossa dall’International association for the evaluation of educational achievement (Iea). Al centro dell’indagine, svolta nel 2015 su un campione di 600mila studenti di oltre cinquanta paesi, sta l’accertamento delle capacità in matematica e scienze di alunni del quarto e dell’ottavo anno della scuola di base (in Italia la quarta elementare e la terza media) e, in aggiunta, delle conoscenze di fisica di alunni del quinto anno delle superiori limitatamente a istituti specifici per le scienze (in Italia il liceo scientifico).

In molti paesi è stato enorme l’eco sulla stampa, dominato però in generale da ottiche quasi solo nazionali. Ma i dati complessivi, plurinazionali, sono forse i più interessanti. L’Iea, che tra l’altro ha avviato alcune prime indagini longitudinali (la sorte di una coorte di allievi attraverso gli anni), offre per la prima volta indicatori certi dell’andamento di vent’anni di vita delle scuole. Come torneremo a vedere, nell’insieme si può essere ottimisti. Unico dato negativo: in uscita dalle superiori non si registrano progressi, ma stasi o regressi. Ancora una volta, non solo per l’Italia, si fa chiaro che qui, nelle medie superiori, si annidano problemi irrisolti.

Questa rubrica è stata pubblicata il 16 dicembre 2016 a pagina 119 di Internazionale. Compra questo numero| Abbonati

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