09 giugno 2010 00:00

Anche a Cuba ci si prepara per le vacanze. Ma non tutto fila sempre liscio, scrive Yoani Sánchez.

Tra poche settimane centinaia di migliaia di cubani andranno in ferie. Anche gli studenti andranno in vacanza per due mesi prima di ricominciare la scuola a settembre.

La pausa estiva arriva proprio quando le temperature sono più alte, e tutti gli analisti concordano sul fatto che la pentola sociale raggiungerà il massimo della pressione all’inizio di agosto.

La combinazione di caldo, povertà e scuole chiuse irrita in particolare quegli adulti che sognano di mantenere la famiglia al fresco, tranquilla e sazia. Molti genitori devono smettere di lavorare perché non hanno nessuno a cui lasciare i figli.

L’estate invita ad andare in spiaggia, soprattutto su un’isola stretta dove la costa non è mai a più di cento chilometri di distanza. Ma fare il bagno presenta alcune difficoltà: non è facile arrivarci e una volta lì, stesi sulla sabbia, scopriamo che quasi tutte le offerte gastronomiche si pagano in pesos convertibili. E lo stesso vale per gli ombrelloni.

Prima o poi la noia ci spinge verso quegli angoli della casa che hanno bisogno di essere riparati. La sedia che traballa, lo scarico del lavandino intasato, la presa che fa scintille e lo scarico del bagno che perde. Insomma, tutte quelle cose che con il tempo si rovinano e a cui dobbiamo dedicare qualche ora quando abbiamo dei giorni di ferie.

Ecco perché alla fine delle vacanze, tra colleghi di lavoro, si parla allo stesso modo delle calde acque dei Caraibi e di quant’è difficile aggiustare il lampadario della cucina.

Yoani Sánchez è una blogger cubana. Il suo blog è tradotto in quattordici lingue, tra cui l’italiano. Vive all’Avana, dove è nata nel 1975. In Italia ha pubblicato Cuba Libre (Rizzoli 2009). Scrive una rubrica settimanale per Internazionale.

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