La fuga del sindaco di Bassora, Majid al Nasrawi, è una storia eccezionale, un’avventura degna di un film d’azione, come l’ha definita l’attore comico iracheno Ahmad al Bashir nel suo noto talk show. Il giorno della fuga, Al Nasrawi ha ordinato all’autista con le guardie del corpo di andare in ufficio alla solita ora, mentre lui ha usato un’altra auto per scappare in Iran e da lì in Australia, dove aveva vissuto fino al 2003.

Secondo il rapporto del Comitato iracheno per l’integrità sui primi sette mesi del 2017, Al Nasrawi era tra gli 880 funzionari pubblici – tra cui 28 ministri – “corrotti”, su cui pende un mandato d’arresto. Tutti sono stati nominati dai principali partiti islamici.

Un record negativo
L’Iraq è sempre tra i dieci paesi più corrotti nella classifica dell’ong Transparency international. La corruzione è all’origine delle gravi difficoltà economiche e dell’aumento della povertà e della disoccupazione. È il principale motivo per cui mancano i servizi di base. Il fabbisogno energetico dell’Iraq non è coperto neanche per metà nonostante dal 2003 a oggi siano stati spesi 40 miliardi di dollari per la rete elettrica. Il parlamento è estremamente corrotto. Su 328 parlamentari iracheni, 273 non hanno voluto svelare la loro situazione finanziaria al Comitato per l’integrità.

Mentre la lotta contro il gruppo Stato islamico (Is) si avvia verso le fasi finali, per il governo la prossima grande sfida sarà la battaglia contro la corruzione, e i partiti che la tollerano. Come aveva detto il primo ministro Haider al Abadi in un discorso all’Università americana di Sulaymania lo scorso marzo, “la guerra contro la corruzione è più difficile e pericolosa di quella contro l’Is, perché è diffusa a tutti i livelli dello stato”.

(Traduzione di Francesca Sibani)

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