29 agosto 2018 12:28

Alla rabbia dei giovani che da settimane manifestano in piazza a Bassora si è aggiunta un’altra piaga nella città del sud iracheno. Gli ospedali sono pieni di persone intossicate da acqua inquinata. I reparti di pronto soccorso sono affollati di poveri che nella ricca città petrolifera non possono permettersi di comprare acqua in bottiglia e sono costretti a bere l’acqua calda e inquinata che esce dai rubinetti. Ci sono due pazienti per ogni letto. In molti sono stesi a terra, vomitano e accusano forti dolori allo stomaco.

Il direttore sanitario della città, Riadh Abdul Amir, ha contato circa 1.500 casi negli ultimi tre giorni. Un esponente del consiglio cittadino parla di quattromila persone. Karim Shamal ha dichiarato ai mezzi d’informazione che il governo nasconde le cifre reali per tutelarsi.

I controlli sanitari hanno rivelato che la percentuale di inquinamento nell’acqua potabile ha raggiunto il 100 per cento.

La responsabilità delle dighe
Bassora è la città più colpita dalla penuria d’acqua del suo fiume, lo Shatt al Arab, a causa delle dighe in Turchia, Siria e Iran. La ridotta portata del fiume ha fatto avanzare verso nord il livello delle acque salate provenienti dal golfo che sono così arrivate a contaminare le riserve di acqua dolce.

Gli abitanti di Bassora puntano il dito contro i paesi vicini, e in particolare l’Iran, per aver interrotto il flusso d’acqua. Ma il principale accusato è il governo, colpevole di disinteressarsi delle sorti di una città che produce tre milioni di barili di petrolio al giorno. I depuratori di Bassora, come nella maggior parte delle città irachene, funzionano male per la mancanza di pezzi di ricambio, o sono completamente fuori servizio. Per questo tantissime persone sono state direttamente esposte al rischio di contrarre malattie bevendo l’acqua dai propri rubinetti.

Il giovane Asaad Nouri, steso sul pavimento dell’ospedale, urla di rabbia: “Stiamo morendo, insieme ai nostri alberi, per colpa dell’ignoranza del nostro governo corrotto”, e propone di arrestare i rappresentanti delle autorità locali per costringerli a bere la stessa acqua che lo ha avvelenato.

(Traduzione di Francesco De Lellis)

Leggi anche

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it