29 luglio 2019 17:10

Anche se nel golfo di Hormuz le tensioni tra gli Stati Uniti e l’Iran sono ai massimi livelli, nelle scorse settimane in Iraq i due avversari hanno partecipato fianco a fianco nell’operazione Will of victory (volontà di vittoria).

Avviata il 7 luglio contro le cellule dormienti del gruppo Stato islamico (Is), la campagna militare ha riguardato vaste aree del paese, dalle zone a nord di Baghdad e i dintorni di Diyala, ai governatorati di Al Anbar e Salah al Din, fino ai confini con la Siria.

L’operazione in tre fasi ha visto le forze aree della coalizione internazionale a guida statunitense affiancarsi alle milizie filoiraniane (riunite nelle Unità di mobilitazione popolare, note come Hashd) in supporto all’esercito regolare iracheno.

Contrastare le cellule dormienti
I bombardieri americani hanno colpito le basi nascoste dell’Is alla periferia di Ramadi, Tikrit e Mosul, mentre le forze armate irachene erano impegnate nelle perquisizioni casa per casa. Questa nuova operazione arriva a due anni dalla vittoria ufficialmente dichiarata dalle autorità irachene contro il gruppo Stato islamico, che aveva occupato un terzo del paese nel 2014.

Dopo la sconfitta finale in Iraq, l’Is ha cominciato a riorganizzarsi e a estendere le sue cellule dormienti fino ai quartieri nord di Baghdad. Il leader delle forze del governo autonomo curdo (i peshmerga), Jabar Yawer, ha calcolato che nel 2018 sono state 456 le operazioni condotte dall’Is in varie zone del paese, soprattutto Kirkuk e Mosul, nelle quali 1.742 iracheni sono stati uccisi, feriti o rapiti.

La nuova operazione è un tentativo di mettere in sicurezza l’ampia zona desertica che arriva fino al confine siriano, nel timore che le cellule dormienti dell’Is abbiano usato l’area per riorganizzarsi e diffondere il terrore, dimostrando di essere ancora presenti nonostante la sconfitta militare.

(Traduzione di Francesco De Lellis)

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