06 aprile 2021 17:24

Il 25 marzo tre esponenti del parlamento iracheno hanno lanciato un allarme sulla diffusione del commercio di armi senza licenza. Negli scontri tra tribù nel sud e nel centro del paese, nei quali dall’inizio di quest’anno trenta persone sono morte e altre ottanta sono rimaste ferite, sono stati impiegati razzi e armi pesanti.

Il commercio di armi ha avuto una drastica impennata dopo la sconfitta del gruppo Stato islamico (Is) nel dicembre del 2017. Le milizie che hanno partecipato alla guerra contro l’Is hanno confiscato molte armi nascoste nei covi di jihadisti e le hanno rivendute sul mercato nero nel sud e nell’ovest del paese. Un mercato che però non è affatto nero, e neppure grigio. Nella capitale Baghdad e nelle regioni occidentali e meridionali dell’Iraq la compravendita delle armi avviene per strada, alla luce del sole. Interi arsenali di armi non autorizzate sono nelle mani di tribù e milizie.

Le milizie che hanno partecipato alla guerra contro il gruppo Stato islamico hanno confiscato molte armi nascoste nei covi di jihadisti

Nel tentativo di limitare l’influenza dei gruppi armati, nel settembre del 2020 il primo ministro Mustafa al Kadhimi ha lanciato una campagna a Baghdad e Bassora per circoscrivere il possesso delle armi allo stato. Ma l’iniziativa non è riuscita a frenare la diffusione delle armi né a limitare gli scontri armati tra tribù. Il commercio di armi non autorizzate e gli stessi trafficanti sono protetti dalle milizie in quanto fonti di introiti economici.

Una parte delle armi sono contrabbandate attraverso cinque valichi di frontiera controllati dai gruppi armati iracheni lungo i 1.600 chilometri di confine con l’Iran. “C’è una sorta di collusione tra funzionari, partiti politici, bande criminali e affaristi corrotti”, ha dichiarato all’agenzia Afp il ministro delle finanze iracheno Ali Allawi, sottolineando che “questo sistema nel suo complesso contribuisce al saccheggio dello stato”. Attraverso le relazioni con milizie influenti, le armi non autorizzate penetrano nel paese senza alcun controllo.

(Traduzione di Francesco De Lellis)

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