20 dicembre 2021 16:00

Baghdad. Il tassista richiama la mia attenzione puntando il dito in direzione di alcune isolette che emergono dalle secche del fiume Tigri. “Guardi, guardi”, mi dice con apprensione. Dopo una lunga stagione senza piogge, l’autista guardando il cielo dice: “Nuvole piccole e bianche, nessun segno di pioggia”. A Baghdad la siccità incombe come una cupa prospettiva. Ma i segni erano già evidenti nella città di Al Amarah, nel sud dell’Iraq, nelle diramazioni e nei canali di quello che un tempo era un fiume. Piccoli pesci morti giacciono sparsi sull’argilla asciutta. La gente è preoccupata per la sorte dei suoi animali. Un tragico esempio del futuro della Mesopotamia, la terra tra i due fiumi.

Uno studio strategico del ministero iracheno per le risorse idriche indica che entro il 2035 ci sarà una diminuzione del 30 per cento nell’apporto delle acque che entrano attualmente in Iraq, una quantità che ammonta a undici miliardi di metri cubi, dopo che la Turchia, l’Iran e la Siria avranno completato i loro progetti di irrigazione. Il rapporto sottolinea inoltre che “il fabbisogno di acqua crescerà in ragione dell’aumento di popolazione, che arriverà a 60 milioni di abitanti nel 2035”. Un altro studio del Norwegian refugee council (Nrc) riferisce che nelle aree colpite dalla siccità una famiglia su due quest’anno ha avuto bisogno di aiuti alimentari a causa della carenza d’acqua, mentre una su cinque non ha cibo a sufficienza per tutti i componenti del nucleo familiare.

Proteste ufficiali
In tutto l’Iraq le comunità hanno subìto perdite disastrose per le proprie colture, il bestiame e il reddito. I bambini mangiano meno, mentre i contadini e le persone sfollate ne risentono maggiormente, secondo la ricerca dell’Nrc, che ha compiuto la rilevazione su un campione di 2.800 famiglie nelle aree colpite dalla siccità in tutto il paese.

Nel sud, dall’inizio della carenza idrica a giugno di quest’anno e fino a oggi, il direttorato per l’ambiente della città di Al Amarah ha ripetutamente dato l’allarme, avvertendo che la scarsità di acqua ha un impatto negativo sulla biodiversità delle acque di superficie. Cosa ha fatto finora il governo, e quali piani ha per il futuro? La risposta è: proteste ufficiali. “L’Iraq potrebbe fare ricorso a richieste di risarcimento dai paesi che stanno causando questi cambiamenti, che è un diritto legittimo, oppure potrebbe proporre alcuni progetti di investimento per ottimizzare e gestire al meglio i sistemi di irrigazione”, sostiene il rapporto strategico del ministero.

(Traduzione di Francesco De Lellis)

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