17 dicembre 2020 15:00

“Io non mi vaccinerò mai, l’ho ribadito in tutte le sedi, nelle piazze dove i gilet arancioni hanno protestato e protesteranno, in tv, sui social”, ha detto l’ex generale dei carabinieri Antonio Pappalardo il 16 dicembre. Il leader dei gilet arancioni – uno dei gruppi più attivi nelle proteste contro il lockdown e le misure per arginare l’epidemia in Italia – dalla sua pagina Facebook ha accusato Bill Gates di avere un progetto eugenetico e di voler usare il vaccino anticovid per selezionare la popolazione: la teoria del complotto va oltre e arriva a ipotizzare che il nonno del fondatore della Microsoft abbia avuto un ruolo attivo nella diffusione dell’epidemia spagnola del 1918. Gli fa eco il leader di Forza Nuova, Roberto Fiore, che definisce Gates “un anticristo di Manhattan”, “il vero guru dei signori della dittatura sanitaria”.

Quella condivisa da Pappalardo, che consigliava di praticare yoga per guarire dal covid, è solo una delle fantasiose teorie cospirazioniste usate dal fronte degli antivaccinisti per contrastare il piano per distribuire il vaccino che da gennaio dovrebbe partire anche in Italia, come annunciato dal ministro della salute Roberto Speranza. Proprio mentre in tutta Europa i governi preparano un programma di questo tipo, i movimenti no vax si organizzano per ostacolarlo. In Italia il fenomeno è ancora limitato: i no vax italiani per il momento hanno organizzato delle manifestazioni in alcune città come Roma, Padova, Rimini, Cesena, Firenze, a cui hanno partecipato poche migliaia persone.

“Il movimento di opposizione alla vaccinazione è un fenomeno culturale variegato e complesso in Italia”, spiega Eugenia Tognotti, docente di storia della medicina all’università di Cagliari e autrice del libro Vaccinare i bambini tra obbligo e persuasione: tre secoli di controversie. “Per darne conto è stato adottato di recente il termine vaccine hesitance (esitazione vaccinale), variabile nel tempo e secondo i luoghi e i vaccini, che comprende l’insieme di atteggiamenti e comportamenti, o una combinazione di essi, condivisi da una porzione ampia ed eterogenea di popolazione che include genitori che rifiutano i vaccini o sono incerti e li accettano con ritardo. O che, ancora, mostrano un conformismo riluttante; accettando, nonostante i dubbi, i vaccini obbligatori e rifiutando quelli raccomandati”.

Secondo gli ultimi dati forniti dall’eurobarometro alla Commissione europea, circa la metà degli italiani (46 per cento) è convinta che i vaccini possano causare gravi effetti collaterali; circa un terzo pensa che indeboliscano il sistema immunitario (32 per cento) e che possano causare la malattia da cui dovrebbero proteggere (34 per cento). Soltanto il 15 per cento pensa che l’influenza possa causare decessi e la stessa percentuale si registra per epatite, morbillo e tetano.

Lo scetticismo degli italiani
“L’area dell’opposizione organizzata ai vaccini, che ha sempre avuto una solida roccaforte al nord, in particolare in Veneto e nel Trentino Alto Adige, ha cominciato a prendere corpo negli anni novanta, alimentata anche dallo studio di un medico ricercatore britannico, Andrew Wakefield, pubblicato (e in seguito ritirato ) dalla rivista scientifica The Lancet, che suggeriva una possibile relazione tra malattia intestinale, autismo e vaccino trivalente. Il saggio ha avuto un’eco senza precedenti, ma la tesi, poi smentita da innumerevoli studi, ha lasciato una traccia duratura nelle paure collettive”, spiega Tognotti.

“L’avvento di internet ha enormemente influito sulla visibilità e sulla diffusione di no vax e free vax. Se i primi gruppi di opposizione alla vaccinazione erano isolati e con scarsissime comunicazioni tra loro, i nuovi oppositori, gli scettici e i critici dei vaccini attirano intere comunità di seguaci su Facebook o Twitter, conferendo al fenomeno una dimensione che è difficile da percepire nella vita reale. Negli ultimi anni si sono distinte alcune correnti principali tra gli antivaccinisti, tra cui spiccano quelli vicini alle teorie cospirazioniste e i seguaci della medicina alternativa. Il numero di gruppi (no vax, free vax, Libera scelta, Genitori liberi di scegliere, no obbligo) è cresciuto enormemente negli ultimi anni, acquistando visibilità in Italia dopo la reintroduzione, nel 2017, dell’obbligatorietà di dieci vaccinazioni per iscrizione ad asili e servizi per l’infanzia (decreto Lorenzin sui vaccini)”.

“Un ruolo organizzativo importante delle manifestazioni no vax è stato ricoperto dal movimento 3V (Vogliamo la verità sui vaccini), uno dei movimenti più noti contro i vaccini in Italia da prima dell’epidemia”, spiega il giornalista Leonardo Bianchi, autore del libro La gente. Viaggio nell’Italia del risentimento. “In Italia c’è una confluenza tra varie comunità complottiste: a fianco agli antivaccinisti, ci sono i movimenti dell’estrema destra come Forza Nuova, i seguaci di QAnon, ma anche le associazione di commercianti e i movimenti politici come Vox”, continua il giornalista. “I no vax italiani per il momento sono marginali sia a livello politico sia a livello sociale. Anche se hanno rapporti con la politica, soprattutto con alcuni fuoriusciti del Movimento 5 stelle e con alcuni esponenti della Lega”.

La vera partita si giocherà nei prossimi mesi, perché secondo alcuni sondaggi gli scettici verso il vaccino nel paese sono il 41 per cento della popolazione italiana su cui potrebbero fare presa campagne dissuasive. “Se i movimenti antivaccinali dovessero essere appoggiati dai partiti della destra come la Lega e Fratelli d’Italia potrebbero influire sulla campagna per la vaccinazione anticovid, visto l’alto grado di indecisi in Italia”, conclude Bianchi. La figura più attiva sia nelle manifestazioni no mask sia nell’antivaccinismo è la deputata del gruppo misto Sara Cunial, espulsa dal Movimento 5 stelle nel 2019.

Il 10 ottobre 2020 Cunial ha partecipato, indossando un casco, a una manifestazione contro il covid e “la dittatura sanitaria” a piazza San Giovanni, a Roma, che aveva come titolo: “La marcia della liberazione”. “La possibilità di morire di coronavirus è minore di quella di morire per un asteroide”, ha gridato Cunial dal palco. La deputata ha spesso negato l’utilità delle mascherine come strumento di protezione individuale, ritenendole dannose, ha violato le restrizioni durante il primo lockdown di marzo e ha recentemente partecipato a molte manifestazioni contro i vaccini anticovid. D’altro canto era una convinta antivaccinista anche prima che arrivasse l’epidemia e il 22 gennaio 2019 aveva organizzato alla camera dei deputati una conferenza stampa sulla pericolosità dei vaccini, suscitando molte polemiche.

Un fenomeno europeo
Ma manifestazioni simili si sono svolte in tutta Europa nell’ultimo mese: in Svizzera, Germania, Francia, Regno Unito e Austria i negazionisti del covid e gli antivaccinisti sono scesi spesso in piazza, a volte anche ottenendo un certo seguito. In Germania, Austria e Svizzera si vestono di bianco e chiamano le loro manifestazioni: “Proteste silenziose”. Sono piccoli gruppi molto attivi sui social network e sempre più connessi a livello internazionale. Dal 2019, il numero di account di attivisti contro i vaccini è aumentato di 7,8 milioni, 31 milioni di utenti seguono i gruppi contro i vaccini su Facebook e 17 milioni su YouTube, secondo uno studio del British center for countering digital hate.

Una manifestazione organizzata da Querdenker a Lipsia, 21 novembre 2020. (Getty Images)

L’11 dicembre a Parigi un centinaio di persone hanno manifestato davanti al ministero della salute contro la “dittatura sanitaria” e la “follia” del governo francese. C’erano anche alcuni gilet gialli tra i manifestanti. “La cura è peggio della malattia”, c’era scritto su uno dei cartelli portati in piazza dal partito Les Patriots, nato da una scissione interna al partito dell’estrema destra Rassemblement National (Rn). Florian Philippot, ex numero due del Rn, aveva fondato il partito nel 2017 dopo un litigio con la dirigenza del gruppo. Ora è uno dei volti più noti dei movimenti che in Francia descrivono il covid-19 come un complotto e il vaccino contro il virus come un pericolo. Recentemente ha pubblicato il libro Covid 19: l’oligarchia smascherata.

In Francia l’antivaccinismo è un fenomeno radicato: tra il 2019 e il 2020, la disponibilità dei francesi a farsi vaccinare è scesa dal 63 al 50 per cento. Sempre in Francia il film cospirazionista Hold-Up è stato visto da milioni di spettatori in rete: la pandemia viene rappresentata come l’annientamento pianificato dell’umanità, “un olocausto” contro i più poveri del mondo. Quando Youtube ha bloccato la diffusione del film, Marianne Le Pen del Rn ha accusato la piattaforma di aver compiuto una censura.

I canali social
Anche in Austria i forum dei negazionisti del covid stanno spuntando come funghi, il loro canale preferito è Telegram. Su canali che vengono intitolati “Fairdenken”, “CoronaWiderstand”, “Querdenker” o “Corona-Querfront”, i messaggi compaiono quasi ogni secondo. E si può leggere che “non esiste una base scientifica dell’esistenza del virus” o che “nemmeno le cavie dei laboratori resisterebbero al vaccino anti-covid”. In molti paesi europei come l’Austria e la Germania, gli antivaccinisti scendono in piazza con l’estrema destra senza farsi troppi scrupoli o problemi. Nelle manifestazioni di Vienna, gli identitari e gli estremisti di destra, compresi i neonazisti, sfilano accanto ai negazionisti del covid o a quelli che chiedono di allentare le restrizioni per motivi economici. Anche in Germania, militanti dell’estrema destra, politici del partito di destra
Alternative für Deutschland (AfD), marciano al fianco della larga schiera di antivaccinisti.

Lo scorso settembre centinaia di manifestanti hanno tentato di assaltare il parlamento tedesco durante una manifestazione dei Querdenker contro la “dittatura” del coronavirus a Berlino. I Querdenker – letteralmente i “pensatori laterali” – sono un gruppo che ha organizzato la maggior parte delle proteste contro il lockdown in Germania, alcune delle quali molto partecipate come quella di Lipsia a cui hanno partecipato più di ventimila persone. Il fondatore del gruppo è l’imprenditore di Stoccarda Michael Ballweg. Il nome completo del movimento è Querdenker 711 e fa riferimento al prefisso telefonico di Stoccarda. I suoi sostenitori dicono che le leggi approvate per arginare la diffusione del virus violano le libertà dei cittadini. Ma alcuni analisti sostengono che il gruppo sia vicino all’estrema destra, anche se l’affermazione è stata smentita dal fondatore Ballweg.

L’agenzia di intelligence tedesca ha messo in guardia sulla potenziale pericolosità del gruppo, che è stato messo sotto sorveglianza. Uno studio del Counter Terrorism Project, commissionato dal ministero degli esteri tedesco, aveva avvertito che l’epidemia avrebbe potuto essere un’occasione per l’estrema destra di espandere la sua influenza in particolare usando le teorie del complotto e reinterpretando le misure restrittive come quelle di uno “stato di polizia”. L’estrema destra “cercherà anche di sfruttare il dibattito sul vaccino per far convogliare gli antivaccinisti dalla sua parte”, riporta il quotidiano tedesco Die Welt, che cita lo studio.

Uno dei primi a dichiarare apertamente questo obiettivo è stato il leader della destra austriaca Martin Sellner. Già lo scorso aprile Sellner scriveva sulla rivista tedesca di destra Sezession che le proteste avrebbero potuto accrescere “il potenziale del campo identitario”. Björn Höcke, governatore della Turingia dell’AfD, davanti a centinaia di persone a Cottbus, nella Germania orientale, ha criticato le restrizioni introdotte dal governo, parlando di “imprigionamenti” e “vaccinazioni forzate con vaccino mutageno”.

L’accusa rivolta da Höcke ai vaccini in sperimentazione è che modifichino il genoma umano, sebbene numerosi scienziati abbiano classificato questa notizia come falsa. Sono “paure infondate”, ha spiegato Klaus Cichutek, responsabile dei vaccini dell’Istituto Paul Ehrlich. Ma questa continua a essere una delle accuse più usate dagli antivaccinisti che in tutta Europa vogliono convincere gli scettici a non farsi vaccinare, una tendenza che nei prossimi mesi potrebbe essere cavalcata anche dai partiti populisti e sovranisti.

Questo articolo nasce dal lavoro comune di un gruppo di giornali europei, Europe’s far right research network, nato in occasione delle elezioni europee del 2019. Ne fanno parte, oltre a Internazionale, Falter (Austria), Gazeta Wyborcza (Polonia), Hvg (Ungheria), Libeŕation (Francia) e Die Tageszeitung (Germania). È stato realizzato con il contributo dell’Investigative journalism for Europe (IJ4EU).

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