Il presidente ecuadoriano Daniel Noboa vota a Olón, il 21 aprile 2024. (Gerardo Menoscal, Afp)

La maggioranza degli elettori ecuadoriani ha approvato il 21 aprile l’estradizione dei cittadini legati alla criminalità organizzata nell’ambito di un referendum indetto per rafforzare la legislazione contro il narcotraffico e le bande criminali, un esito definito “trionfale” dal presidente Daniel Noboa.

Secondo i risultati parziali annunciati dal Consiglio nazionale elettorale (Cne), il sì ha prevalso con il 65 per cento dei voti. La misura è particolarmente temuta dai narcotrafficanti perché apre la strada a possibili estradizioni verso gli Stati Uniti.

Circa 13,6 milioni di elettori erano chiamati alle urne per approvare o respingere undici quesiti. Secondo il Cne, il sì ha vinto in nove quesiti in materia di sicurezza, mentre il tasso d’affluenza è stato del 72 per cento.

Gli ecuadoriani hanno anche approvato l’aumento delle pene per i reati legati alla criminalità organizzata e la possibilità per le forze di sicurezza di usare le armi sequestrate.

Le operazioni di voto si sono svolte senza incidenti di rilievo, ma la giornata è stata caratterizzata dall’assassinio del direttore di una prigione della provincia di Manabí. L’uomo è stato ucciso da ignoti all’interno di un ristorante.

Dalla metà di gennaio l’Ecuador sta affrontando una grave crisi di sicurezza causata dalle bande criminali.

Negli ultimi anni il paese è diventato un importante centro logistico per le spedizioni di cocaina, prodotta in Perù e in Colombia, verso gli Stati Uniti e l’Europa. Tra il 2018 e il 2023 gli omicidi sono aumentati di quasi l’800 per cento, passando da sei a quarantasei ogni centomila abitanti.

Nelle prigioni sono frequenti gli scontri tra bande rivali. Dal febbraio 2021 circa cinquecento detenuti sono rimasti uccisi nelle violenze.

Il presidente Noboa, che si è insediato a novembre, ha dichiarato lo stato di “conflitto armato interno” e ha schierato l’esercito per combattere i circa venti gruppi armati attualmente attivi nel paese.

Da allora quasi quindici persone tra politici, sindaci, funzionari locali e procuratori sono stati uccisi.

In questi giorni l’Ecuador sta anche affrontando una grave crisi diplomatica con il Messico, innescata da un raid della polizia nell’ambasciata messicana a Quito per arrestare l’ex vicepresidente ecuadoriano Jorge Glas, sotto inchiesta per corruzione.