Il primo ministro britannico Keir Starmer ha respinto il 23 ottobre le accuse del team della campagna elettorale di Donald Trump secondo cui il Partito laburista britannico avrebbe interferito nelle elezioni presidenziali statunitensi per favorire la candidata democratica Kamala Harris.

In un comunicato, il team della campagna elettorale del candidato repubblicano ha affermato di aver presentato un ricorso alla Commissione elettorale federale (Fec) per “contributi esteri illegali” e “interferenze elettorali”.

“L’impiego da parte della campagna elettorale di Harris di aiuti esteri illegali costituisce solo l’ultima di una lunga serie di attività antiamericane”, ha dichiarato Susie Wiles, codirettrice della campagna di Trump.

Il team di Trump accusa il Partito laburista di aver inviato alcuni dei suoi membri negli Stati Uniti per fare campagna elettorale a favore di Harris, alleata naturale della formazione britannica di centrosinistra, al governo nel Regno Unito da luglio.

Il ricorso si basa in particolare su alcuni articoli di giornale che riferiscono di incontri tra laburisti e funzionari della campagna di Harris, nonché su un messaggio pubblicato da un esponente laburista su LinkedIn (poi cancellato) in cui affermava che “quasi cento membri o ex membri del partito sono in viaggio per gli Stati Uniti”.

Intervistato dai mezzi d’informazione britannici su un aereo che lo portava a Samoa per un vertice del Commonwealth, Starmer ha assicurato che gli esponenti del partito sono andati negli Stati Uniti su base volontaria e personale, e non in missione ufficiale.

“È successo anche nelle elezioni precedenti e non c’è niente di strano”, ha dichiarato.

Starmer ha aggiunto che il coinvolgimento di alcuni laburisti nella campagna di Harris non pregiudicherà i “buoni rapporti” con Trump, nel caso fosse eletto presidente.

“A settembre ho trascorso del tempo con lui a margine dell’assemblea generale delle Nazioni Unite a New York, e abbiamo un buon rapporto”, ha concluso.

Durante le ultime due campagne elettorali per le presidenziali, nel 2016 e nel 2020, i servizi di sicurezza statunitensi hanno denunciato interferenze russe per favorire Trump.