Il 15 dicembre la procura serba ha incriminato il ministro della cultura Nikola Selaković e altre tre persone per “presunte attività illecite” nell’approvazione di un progetto alberghiero legato a Jared Kushner, il genero del presidente statunitense Donald Trump.
Il progetto, che prevede la demolizione dell’ex quartier generale dell’esercito jugoslavo per fare posto a un hotel di lusso, era stato sospeso a maggio, quando erano emerse accuse secondo cui la decisione di revocare lo status di “bene protetto” dell’edificio si basava su un documento falso.
La questione è molto delicata in Serbia, anche perché l’ex quartier generale è diventato un simbolo dopo essere stato bombardato più volte dall’aviazione della Nato durante la guerra del Kosovo (1998-1999).
La procura incaricata della lotta alla criminalità organizzata ha affermato in un comunicato di aver incriminato Selaković e altre tre persone per abuso di potere e falsificazione di documenti.
Il direttore ad interim dell’Istituto per la protezione dei monumenti culturali, Goran Vasić, uno degli incriminati, aveva ammesso di aver falsificato il documento di revoca dello status di bene protetto.
Se saranno riconosciuti colpevoli, rischiano pene fino a cinque anni di prigione.
Nonostante l’inchiesta in corso, il mese scorso i deputati serbi avevano rilanciato il progetto, sostenendo che fosse “una questione della massima urgenza”.
La decisione aveva provocato delle manifestazioni di protesta a Belgrado.
Contratto di 99 anni
La Affinity Partners, l’azienda di Kushner, che è stato più volte ricevuto dal presidente serbo Aleksandar Vučić, aveva firmato nel 2024 un contratto di locazione della durata di 99 anni con il governo per riqualificare il sito, il cui status di “bene protetto” era stato appena revocato.
Vučić, che ha più volte sostenuto pubblicamente il progetto, ha fatto sapere il 15 dicembre che concederà la grazia a chiunque dovesse essere condannato per il suo coinvolgimento nel procedimento d’approvazione.
“Non permetterò ai giudici di perseguire chi non c’entra niente. Sono io il colpevole. Sono io che ho voluto modernizzare la Serbia, attirando un grande investitore”, ha dichiarato durante una visita a Niš, nel sud del paese.