15 giugno 2016 09:39

La Nato ha deciso di moltiplicare le sue iniziative per contrastare la Russia. Di conseguenza l’Alleanza atlantica ha deciso di rafforzare le sue posizioni a est, schierando quattro battaglioni multinazionali negli stati baltici (Lituania, Lettonia, Estonia) e in Polonia. Paesi che più degli altri avvertono la minaccia di Mosca dopo la sua annessione forzata della Crimea nel marzo 2014.

“Questo sarà un segnale chiaro che la Nato è pronta a difendere tutti i suoi alleati”, ha detto il segretario generale dell’organizzazione, il norvegese Jens Stoltenberg, anticipando il prossimo vertice dell’Alleanza che si terrà l’8 e il 9 luglio a Varsavia.

Secondo l’analista Jonathan Eyal, specializzato nelle questioni di sicurezza in Europa, questo dispiegamento di forze, approvato la sera del 14 giugno dai ministri della difesa della Nato, non mira a respingere un potenziale attacco dei russi ma a scoraggiarli dal compiere iniziative aggressive.

Ognuno di questi battaglioni “rinforzati” conterà fino a mille soldati. La Germania, il Regno Unito e gli Stati Uniti dovrebbero assumere rispettivamente il comando di tre di essi, mentre la direzione del quarto non è stata ancora precisata (alcuni diplomatici ritengono che potrebbe trattarsi del Canada).

Aumento delle spese militari

Già dal 7 giugno, in Polonia, la Nato sta testando le sue capacità di reazione sul fianco orientale con l’operazione Anaconda. In totale quasi 31mila soldati hanno partecipato a esercitazioni in condizioni reali, le più importanti mai fatte dalla fine della guerra fredda.

In un contesto di tensioni molto forti con la Russia, Stoltenberg si è rallegrato dell’aumento delle spese militari in Canada e in Europa, che quest’anno dovrebbero crescere dell’1,5 per cento – cioè un aumento di tre miliardi di dollari (circa 2,7 miliardi di euro) – dopo diversi anni di tagli.

Nonostante i “disaccordi profondi e persistenti” con Mosca, che sono riapparsi in occasione della riunione del consiglio Nato-Russia in aprile, Stoltenberg ha comunque affermato di “non desiderare lo scontro”. Soprattutto in un momento in cui l’Alleanza ha un altro pericolo importante da affrontare, i jihadisti del gruppo Stato islamico.

(Traduzione di Andrea De Ritis)

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it