15 dicembre 2023 11:20

Sulle elezioni presidenziali, legislative e amministrative previste il 20 dicembre nella Repubblica Democratica del Congo regna ancora l’incertezza. Secondo Colette Braeckman, reporter di lunga data del quotidiano belga Le Soir, i problemi logistici, politici e militari si moltiplicano, e la corte costituzionale è stata chiamata a pronunciarsi su un eventuale rinvio. Ma Denis Kadima, il presidente della commissione elettorale indipendente, non ha ancora gettato la spugna, scrive Braeckman, nonostante le difficoltà nel consegnare il materiale elettorale in alcune regioni rese inaccessibili dalle forti piogge di questa stagione.

Inoltre le continue violenze nell’est del paese – dove sono attivi più di 120 gruppi armati – rendono impossibile il corretto svolgimento del voto. In due territori della provincia del Nord Kivu, quelli di Rutshuru e di Masisi, gli elettori che si sono registrati per votare sono pochissimi, e addirittura nel primo non ci sono candidati. In tutto il paese sono attesi alle urne 44 milioni di votanti, mentre i candidati ai vari incarichi, nazionali e locali, sono più di centomila.

Nonostante i rischi, la campagna elettorale ha visto i principali candidati visitare le città dell’est del paese, tra cui Goma, dove il presidente in carica Félix Tshisekedi ha lanciato un duro attacco al presidente ruandese Paul Kagame, chiamandolo l’“Hitler africano” per rimproverargli il sostegno fornito alla milizia ribelle M23, una delle più attive e pericolose. Questi attacchi verbali del presidente sono forse legati al rapido deterioramento della situazione militare nel Nord Kivu, commenta Braeckman: i ribelli dell’M23 hanno preso il controllo di Mushaki, a pochi chilometri da Goma, e si stanno avvicinando alla miniera di Rubaya. Le forze armate congolesi non riescono a fermarli, e nel frattempo alcuni dei contingenti internazionali presenti in questo territorio hanno cominciato a rientrare nei loro paesi.

Ma chi sono i favoriti alla presidenza? Molti osservatori sono convinti che Tshisekedi, nonostante il bilancio non proprio entusiasmante del suo primo mandato, potrebbe facilmente assicurarsene un secondo. Per vincere gli basta il 40 per cento dei voti, può contare su molti alleati nella commissione elettorale e l’opposizione non è riuscita a presentare un candidato unitario. Contro di lui, si sono schierati Martin Fayulu, l’imprenditore che, secondo i suoi sostenitori, ha vinto le contestate elezioni del 2018; Moise Katumbi, ricco uomo d’affari ed ex governatore della regione mineraria del Katanga, che può contare su importanti mezzi economici e su un’ampia base elettorale, ma è al centro di una campagna diffamatoria che mette in dubbio la sua nazionalità congolese; e Denis Mukwege, noto medico e attivista per i diritti delle donne, premio Nobel per la pace nel 2018, molto stimato all’estero ma senza un reale sostegno in patria.

C’è chi fa notare che Tshisekedi ha comunque superato le aspettative. Dopo la sua elezione controversa nel 2018, molti lo consideravano una figura debole, la cui unica forza era l’eredità politica lasciatagli dal padre Étienne, storico oppositore congolese. Sembrava destinato a diventare il burattino del suo predecessore, Joseph Kabila, ma in realtà è riuscito a eliminare i suoi avversari politici, anche molto più esperti di lui.

Allo stesso tempo, fa notare Phillip van Niekerk sul Daily Maverick, Tshisekedi è riuscito a tenere testa anche alla Cina, mettendo in discussione un importante accordo per la fornitura di minerali in cambio di infrastrutture che aveva stipulato Kabila quindici anni prima. Intanto l’Rdc è diventata uno snodo centrale del più importante progetto infrastrutturale degli Stati Uniti in Africa, il corridoio di Lobito, una linea ferroviaria che dovrebbe servire a trasportare metalli preziosi dalla Rdc allo Zambia, poi in Angola e da lì nel resto del mondo.

Proprio questi minerali, scrive Simon Allison su The Continent, sono uno degli elementi che rendono la Rdc un paese chiave per la lotta contro la crisi climatica. Nel sottosuolo del paese si trovano i più importanti giacimenti al mondo di cobalto, cruciale per la transizione alle energie verdi. L’Rdc ha anche la seconda foresta fluviale più grande del pianeta, e riuscire a preservarla sarebbe un grande aiuto per la nostra atmosfera. Il resto del mondo dovrebbe quindi augurarsi che il 20 dicembre i congolesi eleggano un leader capace di affrontare delle sfide che determineranno non solo il futuro del paese, ma quello dell’intero pianeta.

Questo testo è tratto dalla newsletter Africana.

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