08 marzo 2016 14:07

Il mondo della finanza è tanto complicato da far girare la testa, come avrete senza dubbio avuto occasione di pensare anche voi mentre leggevate parola per parola uno di quei corposi documenti sui termini e le condizioni di contratto che ogni tanto vi spedisce la vostra banca (li leggete parola per parola, vero?).

Perciò potreste essere inclini a dubitare della premessa di The index card, il nuovo libro della giornalista economica americana Helaine Olen e dell’accademico Harold Pollack, secondo cui tutto quello che vi serve di sapere sulla gestione del denaro potrebbe entrare in una scheda come quelle della biblioteca di otto centimetri per dodici.

Conflitti d’interesse evidenti

Nello specifico, i loro suggerimenti riguardano soprattutto la realtà degli Stati Uniti, ma i princìpi su cui si basano sono applicabili ovunque: cercate di risparmiare dal 10 al 20 per cento di quello che guadagnate; scegliete il rimborso mensile delle spese fatte con la carta di credito; sfruttate più che potete gli strumenti di risparmio non tassabili. Ah, e non vendete né comprate mai singole azioni, perché non siete il Gordon Gekko di Michael Douglas in Wall street, e quindi non la farete mai in barba al mercato. I loro consigli finiscono più o meno qui, ce n’è qualcun altro ma, se è vero che possono entrare tutti in una scheda otto per dodici, che senso ha scriverci un intero libro?

Siamo attratti dalle strategie complicate perché alimentano l’illusione del controllo

Il vero problema è che le persone che dispensano consigli in materia di finanza sono ancora meno neutrali di quanto possiamo pensare. È facile rendersi conto dei conflitti di interesse più evidenti: è naturale che chi eroga mutui pensi sempre che è un buon momento per comprare una casa; e che gli agenti in doppiopetto di una finanziaria pensino che gli anticipi sullo stipendio sono un buon affare.

Ma è più difficile capire che tutti quelli che offrono consigli hanno anche un altro e più importante interesse personale: devono farci credere che le cose sono talmente complicate da rendere indispensabile il loro aiuto. Sarebbe dura guadagnarsi da vivere come consulenti finanziari se si desse ai clienti una scheda otto per dodici invitandoli a non tornare mai più; e perderemmo qualsiasi interesse per quei giornali economici pieni di suggerimenti su quali sono le azioni migliori se ci dicessero di “ignorare qualsiasi consiglio” sul mercato azionario.

Senza dubbio, il mondo della finanza è complesso, ma questo non significa che è necessaria una strategia complessa per muoversi al suo interno.

Le carte truccate

E non c’è motivo di pensare che questo valga solo per i soldi. Il corpo umano è un sistema altrettanto sconcertante e complesso, ma in base alle attuali scoperte scientifiche, il consiglio in cinque parole di Michael Pollan – “Mangiate poco e soprattutto piante” – è probabilmente più saggio di qualsiasi altro schema dietetico.

Anche essere felici forse è semplice, basta dare la priorità alle esperienze che si fanno piuttosto che alle cose che si possiedono, ai rapporti umani piuttosto che al successo, al tempo piuttosto che al denaro. Eppure siamo attratti dalle strategie complicate perché alimentano l’illusione del controllo: abbiamo la sensazione che ci stiamo cimentando in un’impresa importante, che stiamo tenendo saldamente in mano le redini della nostra vita. Inoltre, ci piace l’idea di trovare una soluzione personalizzata quando, in realtà, sarebbe meglio fare quello che fanno tutti gli altri.

Ma ancora più subdolo è il fatto che i consigli complicati alimentano in noi la convinzione che, se siamo abbastanza intelligenti, possiamo diventare ricchi, sani e felici quanto vogliamo. Forse non è proprio così. Come Olen sostiene da tempo, buona parte della tensione che ci provoca la gestione del denaro è dovuta a un sistema non sufficientemente regolamentato che trucca sempre le carte a favore dei ricchissimi. La cattiva notizia è che da soli non riusciremo mai a batterlo. Quella buona è che, vista la situazione, fare realisticamente del nostro meglio forse è molto più semplice di quanto pensiamo.

(Traduzione di Bruna Tortorella)

Questo articolo è uscito sul quotidiano britannico The Guardian.

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