22 dicembre 2023 09:28

Il 2023 è cominciato con la nostra incredulità davanti alla guerra in Ucraina, che andava avanti da quasi un anno, e sta per terminare con due conflitti. Quello in Ucraina, lontano da una soluzione, e quello a Gaza, che regala quotidianamente immagini tragiche.

Queste guerre alle porte dell’Europa sono l’esempio di un mondo in cui il diritto (certo, imperfetto) cede il passo alla forza. I due conflitti non hanno le stesse cause e neanche gli stessi attori, ma rappresentano un mondo che non gira più come dovrebbe e in cui non esistono più né un gendarme né una legge comune.

Per rendersene conto basta fare caso a ciò che succede alle Nazioni Unite, dove un membro permanente del Consiglio di sicurezza, garante della carta dell’Onu, ha invaso uno stato sovrano (l’Ucraina), mentre un altro blocca qualsiasi richiesta collettiva di un cessate il fuoco (nella Striscia di Gaza). Russia e Stati Uniti – sono questi i due paesi – sono responsabili dell’impasse del governo mondiale.

Le votazioni all’assemblea generale sono emblematiche. Nel corso dell’ultimo anno sono stati in pochi a sostenere la Russia sull’Ucraina, ma una parte del sud globale ha scelto di astenersi. Questa riserva è stata interpretata come una denuncia del sistema dei due pesi e due misure adottato dagli occidentali.

La guerra scatenata da Israele nella Striscia di Gaza dopo il massacro compiuto da Hamas il 7 ottobre ha evidenziato nuovamente questa contraddizione occidentale. Non solo le risoluzioni approvate negli ultimi decenni sulla questione palestinese non sono state rispettate, ma Washington continua a proteggere Israele, malgrado le proprie riserve sui metodi dello stato ebraico.

Il voto di questa settimana all’assemblea generale delle Nazioni Unite sul diritto dei palestinesi all’autodeterminazione è stato particolarmente significativo. Quattro paesi hanno votato contro – Israele, Stati Uniti, Nauru e Micronesia – mentre 172 paesi hanno votato a favore. Si è trattato di una decisione senza appello, che però non cambierà nulla.

È difficile essere ottimisti osservando le guerre in Ucraina e a Gaza. Il conflitto in Europa orientale è in una fase di stallo dopo il fallimento della controffensiva estiva di Kiev, anche a causa delle difficoltà dei governi europei e degli Stati Uniti di continuare a sostenere economicamente l’Ucraina. Vladimir Putin aspetta pazientemente sperando che l’anno prossimo Donald Trump torni alla Casa Bianca o che gli occidentali si stanchino di questa guerra, malgrado le continue smentite.

A Gaza la risposta israeliana ha provocato un numero di vittime civili che anche gli statunitensi hanno definito inaccettabile. Eppure Washington continua a opporsi a un cessate il fuoco. È probabile che la fase dei bombardamenti così intensi si concluderà nel prossime settimane, senza però alcuna chiarezza sul dopo, soprattutto con Benjamin Netanyahu alla guida di Israele, che si rifiuta di accettare la soluzione politica dei due stati.

Al di là dei due conflitti, il tema centrale è quello del governo mondiale. C’è qualcuno oggi che si preoccupa delle altre guerre in corso in Sudan, nell’est della Repubblica Democratica del Congo e in Birmania? Da dove arriverà il segnale di un ritorno del diritto e della semplice umanità? Purtroppo il futuro immediato appare tutt’altro che roseo.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

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