Il presidente uscente George Weah e l’ex vicepresidente Joseph Boakai. (Ahmad Gharabli, Afp)

I liberiani sono chiamati alle urne il 14 novembre per il secondo turno delle elezioni presidenziali. Si affrontano il capo dello stato uscente George Weah, ex stella del calcio, e l’ex vicepresidente Joseph Boakai.

Il ballottaggio, in cui Boakai cerca la rivincita dopo il voto del 2017, vinto da Weah con il 61 per cento dei voti, si preannuncia molto combattuto.

“Il mio candidato è George Weah”, ha dichiarato Taiyee Success Iledare, uno studente di 22 anni, prima di votare nella capitale Monrovia. “Basta guardarsi intorno per vedere i miglioramenti degli ultimi anni”.

Irene Palwor Age, una negoziante di 41 anni, ha idee diverse. “Voterò per Boakai. Cambierà le cose e creerà posti di lavoro per le donne e i giovani”.

Weah, 57 anni, e Boakai, 78 anni, sono arrivati testa a testa al primo turno del 10 ottobre, con poco più del 43 per cento dei voti per entrambi e un vantaggio di appena 7.126 preferenze per il presidente uscente.

Risultati entro quindici giorni

Al di là della scelta dell’uomo che guiderà questo paese povero con cinque milioni di abitanti, in gioco c’è anche lo svolgimento pacifico dello scrutinio e la volontà di accettare i risultati.

Le elezioni sono le prime a svolgersi senza la presenza della missione delle Nazioni Unite, istituita nel 2003 per garantire la pace dopo una guerra civile che ha causato più di 250mila vittime tra il 1989 e il 2003.

“Le elezioni rappresentano un momento cruciale per il consolidamento della pace e della democrazia in Liberia e nella regione”, hanno affermato le Nazioni Unite in un comunicato.

Weah è molto popolare tra i giovani ma ha un bilancio in chiaroscuro, mentre Boakai è stato vicepresidente di Ellen Johnson Sirleaf, la prima donna a guidare un paese africano, tra il 2006 e il 2018. Ha ricoperto molte cariche sia pubbliche sia private, ma la sua età è considerata uno svantaggio.

La commissione elettorale comunicherà i risultati ufficiali entro quindici giorni.

Tra il primo e il secondo turno Weah e Boakai hanno cercato di conquistare gli elettori dei diciotto candidati eliminati il 10 ottobre, nessuno dei quali è arrivato al 3 per cento.

Violenze durante la campagna elettorale

Weah, l’unico africano premiato con il Pallone d’oro, il più prestigioso premio calcistico individuale, è considerato un uomo accessibile e pacifico. Nel suo primo mandato ha promosso l’istruzione e l’elettrificazione del paese, oltre a costruire strade e ospedali.

I suoi critici lo accusano di non aver mantenuto le promesse e di non aver fatto abbastanza contro l’inflazione e la penuria di generi di prima necessità.

Boakai, che a sua volta incolpa Weah di aver aggravato la corruzione, ha promesso di sviluppare le infrastrutture, attirare investitori e turisti, e migliorare le condizioni di vita dei più poveri.

Ha stretto alleanze con alcuni politici locali, tra cui l’ex signore della guerra e senatore Prince Johnson, molto influente nella regione settentrionale di Nimba, che sei anni fa aveva appoggiato Weah.

Durante la campagna elettorale, gli scontri tra sostenitori del partito al potere e quelli dell’opposizione hanno causato alcuni morti, soprattutto nella provincia di Lofa. Si temono quindi possibili violenze postelettorali.

La Comunità economica degli stati dell’Africa occidentale (Cédéao/Ecowas) ha invitato i candidati a non dichiarare prematuramente vittoria e ha avvertito che in caso di violenze prenderà provvedimenti contro i responsabili.