Pedro Pardo, Afp

Il 5 febbraio lo scrittore australiano di origine cinese Yang Jun, detenuto in Cina dal 2019 con accuse di spionaggio che molti considerano politicamente motivate, è stato condannato a morte con sospensione della pena.

La sentenza rischia d’inasprire nuovamente le relazioni tra Pechino e Canberra, migliorate alla fine del 2023.

Yang Jun, nato nel 1965, ex diplomatico cinese diventato cittadino australiano nel 2002, è uno scrittore, blogger e sostenitore delle riforme democratiche in Cina.

Conosciuto anche con lo pseudonimo Yang Hengjun, è stato arrestato durante una visita in Cina nel gennaio 2019, quando viveva negli Stati Uniti.

Il 5 febbraio un tribunale di Pechino “l’ha dichiarato colpevole di spionaggio”, ha affermato Wang Wenbin, portavoce del ministero degli esteri cinese. “Il tribunale l’ha condannato a morte con sospensione della pena di due anni, e ha confiscato i suoi beni”, ha aggiunto.

Di solito in Cina le condanne a morte con sospensione della pena sono commutate in ergastolo.

“Il governo australiano è scioccato da questa sentenza”, ha dichiarato la ministra degli esteri australiana Penny Wong nel corso di una conferenza stampa. “La nostra risposta sarà forte”.

Il 5 febbraio Canberra ha convocato l’ambasciatore cinese.

Nell’agosto 2023 Yang Jun aveva detto di essere preoccupato per la sua vita a causa di una cisti al rene di grandi dimensioni.

Nel maggio 2021 aveva detto di essere stato torturato per ottenere una confessione forzata.

Yang Jun è autore di alcuni romanzi di spionaggio e di un popolare blog in lingua cinese.

La sua condanna arriva in un momento in cui le relazioni sinoaustraliane sono migliorate, grazie anche alla scarcerazione a ottobre della giornalista australiana Cheng Lei.