Sostenitori dell’ex primo ministro Nawaz Sharif a Kasur, nella provincia del Punjab, il 6 febbraio 2024. (Aamir Qureshi, Afp)

Il 7 febbraio almeno ventidue persone sono morte e trentasette sono rimaste ferite nel sudovest del Pakistan in due attentati compiuti vicino agli uffici di candidati alle elezioni legislative e provinciali dell’8 febbraio.

La prima esplosione è avvenuta vicino all’ufficio di un candidato indipendente alle elezioni provinciali nel distretto di Pishin, circa cinquanta chilometri a nord di Quetta, il capoluogo della provincia del Belucistan.

“Dodici persone sono morte e venticinque sono rimaste ferite”, ha dichiarato all’Afp Jan Achakzai, ministro dell’informazione del Belucistan.

La seconda esplosione, che si è verificata vicino all’ufficio di un candidato locale della formazione Jamiat Ulema-e-Islam-F (Jui-F) a Killa Saifullah, centocinquanta chilometri a nordest di Quetta, ha invece causato dieci morti e dodici feriti, secondo Achakzai.

Il governo ha schierato più di mezzo milione di membri delle forze di sicurezza in vista delle elezioni dell’8 febbraio.

Nel corso della campagna elettorale almeno due candidati sono stati uccisi a colpi di arma da fuoco.

La tensione è alta anche perché nei giorni scorsi l’ex primo ministro Imran Khan è stato condannato a pesanti pene detentive per corruzione e divulgazione di documenti riservati. Durante la campagna elettorale il partito di Khan, il Pakistan Tehreek-e-Insaf (Pti), ha più volte denunciato gravi irregolarità e intimidazioni.

Circa 128 milioni di elettori sono chiamati alle urne per le elezioni legislative e provinciali nel quinto paese più popoloso al mondo, con 240 milioni di abitanti.

L’assemblea nazionale è composta da 336 deputati, 266 dei quali eletti con il sistema maggioritario e settanta con il proporzionale (sessanta seggi sono riservati alle donne e dieci alle minoranze religiose).

La Lega musulmana del Pakistan (Pml-N), formazione guidata dall’ex primo ministro Nawaz Sharif, è considerata la favorita al voto.

Sharif è tornato in Pakistan a ottobre dopo aver trascorso quattro anni a Londra. Secondo alcuni analisti politici, avrebbe raggiunto un’intesa con l’esercito, che fino a poco tempo fa accusava di averlo estromesso dal governo nel 2017.

L’esercito ha governato il paese per quasi metà dei suoi settantacinque anni di storia e continua ad avere una grande influenza politica.