Baku, Azerbaigian, 15 gennaio 2024. (Tofik Babayev, Afp)

Ilham Aliyev, l’autoritario presidente dell’Azerbaigian, al potere da vent’anni e rafforzato dalla vittoria militare nel Nagorno Karabakh, è stato rieletto il 7 febbraio per un quinto mandato con più del 90 per cento dei voti in uno scrutinio boicottato dall’opposizione.

Aliyev, 62 anni, che ha ereditato il potere alla morte del padre nel 2003, ha ottenuto il 92 per cento dei voti, secondo i risultati quasi definitivi.

L’affluenza alle urne è stata del 67,7 per cento.

La sera del 7 febbraio migliaia di sostenitori del presidente hanno festeggiato la vittoria elettorale nelle strade della capitale Baku.

Gli elettori potevano scegliere tra sette candidati, ma nessuno degli altri sei costituiva una reale alternativa, “in quanto avevano sostenuto Aliyev nel passato recente”, ha affermato l’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (Osce).

Durante la campagna elettorale alcuni di questi candidati avevano perfino elogiato Aliyev per aver “mantenuto le promesse”.

I veri partiti di opposizione, soffocati da anni di repressione, hanno boicottato le presidenziali, che hanno definito una “farsa”.

Aliyev è stato ulteriormente rafforzato dalla vittoria militare sui separatisti armeni del Nagorno Karabakh nel settembre 2023. Da allora ha potuto rivendicare il merito di aver riunificato il paese.

Repressione e arresti arbitrari

In un gesto simbolico, Aliyev e i suoi familiari hanno votato a Khankendi, il capoluogo del Nagorno Karabakh. I separatisti armeni chiamano la città Stepanakert.

A gennaio Aliyev ha annunciato l’anticipo delle presidenziali, originariamente previste per il 2025, per celebrare “l’inizio di una nuova era” dopo il successo dell’operazione militare.

Nelle elezioni precedenti, che si sono svolte nel 2018, gli osservatori dell’Osce avevano denunciato gravi irregolarità.

L’Azerbaigian, ex repubblica sovietica con circa dieci milioni di abitanti, è accusato di violare sistematicamente i diritti umani.

Le ong denunciano tra le altre cose la repressione dell’opposizione, torture nelle carceri e arresti arbitrari.