05 marzo 2019 11:40

Venerdì 8 marzo – giornata internazionale della donna – in più di cento paesi del mondo ci sarà uno sciopero delle donne organizzato dai movimenti femministi. In Italia lo sciopero generale dura ventiquattr’ore, coinvolge il settore pubblico e quello privato, ed è organizzato da Non una di meno, che lo proclama per il terzo anno consecutivo. Non si tratta solo di uno sciopero dal lavoro, ma anche dell’astensione da ogni attività di cura e di consumo. In settanta città italiane si svolgeranno manifestazioni e presidi.

Le attiviste di Non una di meno sul loro sito hanno chiarito che lo sciopero è stato indetto per protestare contro tutte le forme di violenza maschile sulle donne: dalla disparità salariale tra uomini e donne, agli ostacoli alla loro libertà riproduttiva, fino al sessismo, all’omofobia e al razzismo. In Italia lo sciopero delle donne ha incluso in particolare anche il tema dell’antirazzismo tra le motivazioni della protesta contro la recente approvazione del decreto sicurezza e immigrazione. “C’è un legame tra le politiche contro le donne come il ddl Pillon su separazione e affido e le politiche repressive contro l’immigrazione come il decreto Salvini, perciò quest’anno ci sarà un’attenzione particolare anche all’antirazzismo”, spiega Tatiana Montella, portavoce di Non una di meno.

Nel comunicato con cui lo convocano le femministe spiegano perché è necessario protestare: “Ci ammazzano nelle case e nelle strade; perché ci pagano di meno, perché ci sfruttano e ci discriminano per il colore della pelle o per la nostra origine, ma anche perché molte di noi sono lasciate annegare in mare, dopo essere state torturate in Libia, e ancora, scioperiamo perché ci negano di essere cittadine, perché ci tolgono la protezione umanitaria, perché subiamo il razzismo in tutte le sue forme”. Allo sciopero hanno aderito alcuni sindacati di base e quindi esiste una copertura sindacale per tutte le categorie di lavoratrici.

Tra le motivazioni dello sciopero c’è la disuguaglianza di genere: secondo l’ultimo rapporto sul Global gender gap (2016) del World economic forum, l’Italia è al cinquantesimo posto nella lista dei 144 paesi indicizzati. In particolare per la disuguaglianza salariale l’Italia è al 127° posto. Le lavoratrici italiane, infatti, percepiscono mediamente il 30 per cento in meno dei loro colleghi maschi.

Come si sciopera
“Nelle 24 ore dell’8 marzo 2019, tutte le lavoratrici sia del pubblico impiego sia del settore privato possono scioperare, perché esiste la copertura sindacale generale”, spiega Montella di Non una di meno. “Il diritto allo sciopero in questi anni ha subìto molte limitazioni, ma dobbiamo ribadire che lo sciopero è un diritto, quindi tutti i lavoratori e le lavoratrici che hanno un contratto di lavoro possono partecipare allo sciopero”, continua Montella.

Sarà possibile aderire anche nei luoghi di lavoro in cui non è presente uno dei sindacati che hanno indetto lo sciopero e indipendentemente dal fatto che la lavoratrice sia iscritta al sindacato. La comunicazione dello sciopero arriverà all’azienda direttamente dalla Commissione di garanzia, dalla regione o dall’associazione alla quale l’azienda fa riferimento.

Scuole statali, ospedali e servizi sanitari pubblici territoriali ricevono comunicazione dello sciopero tramite una circolare che il ministero dell’istruzione e la regione sono tenuti a inviare in ogni singola scuola e a ogni direzione di ente ospedaliero o Asl. Nel settore sanità e per molte altre categorie che usano la turnazione, la copertura parte dal primo turno della mattina dell’8 marzo e finisce all’inizio del primo turno della mattina del 9 marzo; tutte le lavoratrici possono quindi scioperare indipendentemente dal turno cui sono assegnate: sia la mattina, sia il pomeriggio sia la notte.
“Chi non ha la possibilità di partecipare allo sciopero o alle manifestazioni, potrà indossare una spilla fucsia, che è il simbolo della lotta femminista in tutto il mondo”, conclude Montella.

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