26 maggio 2017 18:48

The National, The system only dreams in total darkness
I National sono una grande band. Hanno scritto canzoni di alto livello e firmato album bellissimi come Alligator, Boxer e High violet. Ma qualcosa non quadra, nel loro nuovo singolo, che anticipa il disco Sleep well beast, in uscita l’8 settembre. È un classico pezzo in stile National, costruito sulla voce baritonale di Matt Berninger, le chitarre dei fratelli Dessner e la batteria chirurgica di Bryan Devendorf. Eppure il brano suona stanco, non decolla mai. La raffinata pasta sonora di cui è fatto sembra più che altro nascondere una mancanza d’ispirazione del gruppo. Perfino la voce di Berninger sembra meno a fuoco del solito. Aspettiamo il disco, Berninger e soci hanno le armi giuste per smentirci, anche se un passo falso ci sta, dopo tutti questi anni.

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Liberato, Tu t’è scurdat’ ‘e me
“T’pozz’ dicere sul’ ca me chiamm’ Liberato, so’ nat’ a Napule e faccie ’a museca”. Così ha risposto Liberato a chi gli chiedeva la sua identità. Di lui sappiamo solo che è nato a Napoli e ha pubblicato due canzoni intitolate Nove maggio e Tu t’e scurdat’ ’e me. Sul palco del MiAmi, al posto suo, si è presentato Calcutta, ma è difficile pensare che ci sia il cantautore di Latina dietro a questo progetto. La scelta dell’anonimato non è certo una novità, è un’abile mossa di marketing. Quello che conta però, come sempre, è la musica. Chissenefrega se non sappiamo chi è Liberato, godiamoci le sue canzoni, che sono belle. La ricetta sonora è tanto semplice quanto efficace: mescolare la musica napoletana con l’rnb di The Weeknd e Drake e la trap statunitense, avvolgendo il tutto in un’estetica un po’ patinata che si capisce fino in fondo solo se si legge il suo Tumblr. Da quel poco che capisco di napoletano, sono canzoni d’amore, semplici e dirette. Una ventata d’aria fresca, che ci libera per un attimo dai tori a Pamplona che infestano le classifiche del nostro paese.

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The Heliocentrics, The uncertainty principle
Gli Heliocentrics sono bravi perché ti confondono le idee: a tratti sembrano un gruppo jazz, altre volte una band funk, altre ancora un gruppo di rock psichedelico. Tenere insieme questi generi in modo credibile non è semplice, ma loro ci riescono sempre con sorprendente abilità. È forse per questo che negli ultimi anni la band guidata dal batterista Malcolm Catto ha collaborato con giganti della musica come Mulatu Astatke, Dj Shadow e Melvin Van Pebbles. Il nuovo disco del collettivo londinese s’intitola A world of masks ed è stato registrato con la nuova cantante Barbara Patkova. Tra i pezzi migliori c’è la lunga cavalcata strumentale che chiude l’album, The uncertainty principle, costruita su una incedere quasi krautrock.

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Matteo Fiorino, Madrigale
Matteo Fiorino è nato a La Spezia. Ha vissuto a Bologna e da altre parti in giro per l’Italia, ma da buon ligure è andato spesso per mare. La sua è musica in bottiglia, che costruisce grandi storie a partire da piccoli bozzetti. I suoi punti di riferimento, italiani e non solo, sono tanti: da Lucio Battisti a Ivan Graziani, da Lucio Dalla ai Beatles. Dopo l’esordio con Il masochismo provoca dipendenza, uscito nel 2015, Fiorino tornerà dopo l’estate con un nuovo disco, ancora senza titolo. Madrigale, il primo singolo estratto, che vede la partecipazione di Iosonouncane, è un inno psichedelico contro la rigida morale cattolica che intrappola il protagonista della canzone. Con queste premesse, Fiorino sembra pronto a pubblicare un disco più inglese, più colorato e ambizioso. Bene così.

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Micah P. Hinson, Lover’s lane
Micah P. Hinson è un bel tipo. L’ho incontrato un paio di volte per intervistarlo e non dice mai cose banali. Nella vita ne ha passate di tutti i colori, ma la musica è sempre stata la sua stampella. Micah è nato a Memphis, nel Tennessee, in una famiglia molto cattolica. Da bambino si è trasferito a Abilene, in Texas, dove ha cominciato a suonare e a collaborare con diversi musicisti locali. Da giovane ha avuto problemi di droga, è andato in bancarotta ed è stato in carcere per vagabondaggio. Nel 2014, durante un tour in Spagna, un incidente d’auto gli ha provocato la paralisi delle braccia per alcuni mesi e l’ha costretto a reimparare la chitarra da zero. La musica per lui è sempre stata una stampella, una spalla su cui piangere. L’8 settembre uscirà il suo nuovo album, The holy strangers. Questo è il primo brano estratto.

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P.S. Ho creato la playlist di maggio. Questo mese abbiamo saltato un paio di giri (ma ho lavorato lo stesso, giuro) quindi è un po’ più striminzita del solito.

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