22 marzo 2019 16:31

Con Peterloo, presentato in concorso all’ultimo festival di Venezia, Mike Leigh ha compiuto una magnifica, minuziosa, epica e intelligente ricostruzione di un evento non molto conosciuto (almeno a queste latitudini) della storia britannica, cioè quello che la stampa (il Manchester Observer) ribattezzò il “massacro di Peterloo”.

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Il Regno Unito esce vittorioso dalle guerre napoleoniche, ma le glorie militari non possono cancellare in un attimo le sofferenze del suo popolo. Mentre i vincitori di Waterloo vengono ricoperti di onori e denaro, il soldato semplice Joseph torna traumatizzato a Manchester dalla sua famiglia, una famiglia di operai che tira a campare come può. Con gli anni, il divario tra quello che succede nei palazzi del potere e la vita sempre più difficile delle persone aumenta ancora, anche a causa di una classe dirigente (governanti, parlamentari, magistrati locali) totalmente ottusa.

Mike Leigh si prende tutto il tempo che gli serve per portarci al comizio del riformatore di Henry Hunt nel St. Peter field di Manchester – dove cavalleria e guardia nazionale caricarono la folla pacifica di decine di migliaia di persone lasciando sul terreno 18 morti e causando centinaia di feriti – con tutti gli elementi di cui abbiamo bisogno per capire cosa successe, perché e anche il ruolo dell’informazione e della stampa. Magnifica la sequenza del comizio che finisce in massacro, di cui ci ha parlato Mike Leigh in una bellissima Anatomia di una scena.

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Al di là delle loro malefatte, più o meno gravi , Mel Gibson e Sean Penn sono due grandi del cinema. Due star assolute come attori, due registi di cui vale sempre la pena di vedere i film. Eppure il loro incontro sullo schermo passa quasi in sordina. Molto probabilmente perché Il professore e il pazzo ha avuto notevoli problemi produttivi e di distribuzione. Il progetto è nato dalla mente di Mel Gibson come una specie di adattamento di The professor and the madman. A tale of murder, insanity, and the making of the Oxford english dictionary di Simon Winchester (che ha anche collaborato alla sceneggiatura). A un certo punto Gibson, che ha deciso di lasciare la regia a Farhad Safinia, ha fatto causa alla produzione Voltage e lo stesso Safinia ha citato in giudizio i produttori chiedendo la distruzione della pellicola, ma ha perso, decidendo quindi di firmare la regia con lo pseudonimo di P.B. Shemran.

Di solito è difficile che problemi produttivi di questo tipo non lascino qualche strascico sul film. In attesa del director’s cut possiamo immergerci nella storia del professor James Murray (il professore, Mel Gibson), incaricato di concludere la redazione del leggendario dizionario della lingua inglese, ricorrendo al lavoro di volontari sparsi in tutto l’impero. Tra loro anche William Chester Minor, ex insegnante, rinchiuso in un manicomio criminale (il pazzo, Sean Penn). Nel cast anche Steve Coogan e Natalie Dormer.

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Instant family è una commedia di Sean Anders su una coppia (Mark Wahlberg e Rose Byrne) che decide d’intraprendere il cammino per adottare un bambino. La scelta degli aspiranti genitori adottivi cade su un’adolescente (Isabella Moner, Sicario 2), ma non riescono a opporre resistenza quando scoprono che la ragazza si porta dietro due fratellini più piccoli. Il film è commovente, sempre sull’orlo del ricatto. E’ salvato dal fatto che Sean Anders (che ha scritto anche la sceneggiatura) ha sfruttato la sua esperienza autobiografica di genitore adottivo, è salvato dal cast ed è salvato dalle divertenti scene durante le sedute del corso preparatorio a cui la coppia deve partecipare per poter adottare un bambino, illuminate dalle due assistenti sociali (Olivia Spencer e Tig Notaro).

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Niente invece può salvare Peppermint. L’angelo della vendetta, revenge movie dello specialista Pierre Morel (Taken) piuttosto inutile in cui i soliti efferati uomini del cartel, pesantemente tatuati, sterminano la famiglia di Jennifer Garner che si trasforma in una giustiziera invincibile. I film di questo genere sono sostanzialmente tutti uguali. Forse proprio in questo risiede il loro successo, al di là del fatto che il protagonista sia Liam Neeson, Denzel Washington o Keanu Reeves. Niente da dire (o quasi) su Jennifer Garner, ma il film ci sottrae proprio gli elementi che rendono gustosa la formula, non cioè le sorpresone (che poi non sono mai vere sorprese), quanto quello che ci aspettiamo e pretendiamo di vedere. Qui, pur essendo tutto scontato, si mette comunque a dura prova la nostra voglia di rivedere un film già visto. Allora avremmo preferito senz’altro la variante proposta da Elliot Gould ad Alan Arkin in The Kominsky method, in cui un pensionato della Cia, affetto da demenza, fa una strage di gangster senza neanche ricordarsi il perché.

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Chi scegliere se si cerca un attore per il ruolo di un marito buono e giusto ma inesorabilmente non amato dalla moglie? Facile: Jason Clarke. In La conseguenza di James Kent, Rachael Morgan (Keira Knightley) raggiunge in Germania il marito Lewis (Jason Clarke), alto ufficiale britannico inviato ad Amburgo subito dopo la fine della seconda guerra mondiale. Lewis in cerca di un’abitazione dove stabilirsi, requisisce il villone di Stefan Lubert (Alexander Skarsgård), un architetto vedovo con figlia adolescente a carico. Ma visti i tempi decide di non metterli in mezzo a una strada e li sistema in soffitta. Comincia così una convivenza difficile tra vincitori e vinti, tra mogli insoddisfatte e coinquilini affascinanti. Ma purtroppo questa premessa e il buon cast non portano molto lontano dalla polpetta (il polpettone è un’altra cosa) d’altri tempi.

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In uscita anche Ricordi?, con Luca Marinelli e Linda Caridi, una storia d’amore raccontata da Valerio Mieli (Dieci inverni) attraverso i frammenti della memoria dei due protagonisti.

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