20 febbraio 2014 18:14

Il 18 febbraio, due giorni dopo aver sgomberato il municipio che occupavano da mesi, oltre mille manifestanti sono tornati per le strade a Kiev. Da allora nel centro della capitale ucraina gli scontri con la polizia non si sono più fermati e si sono fatti sempre più violenti.

I manifestanti, che hanno rafforzato le barricate erette a gennaio, lanciano motolov e pietre, e la polizia risponde con granate stordenti, lacrimogeni e idranti. Gli agenti accusano i manifestanti di aver sparato colpi d’arma da fuoco; i manifestanti lanciano la stessa accusa alla polizia, e parlano di alcuni cecchini schierati sui tetti.

Secondo fonti mediche vicine ai manifestanti , solo nella giornata del 20 febbraio negli scontri sono state uccise settanta persone. Lo stesso giorno 67 agenti sono stati rapiti dai contestatori e 50 sono stati portati in ospedale (trenta hanno ferite d’arma da fuoco).

I ministri degli esteri europei si sono riuniti a Bruxelles per discutere delle sanzioni contro le forze dell’ordine ucraine, ritenute responsabili delle violenze, mentre Mosca accusa l’Europa di fare un “ricatto” al governo ucraino e parla di un “colpo di stato”. I ministri degli esteri di Francia, Germania e Polonia sono ancora a Kiev per concordare un piano di uscita dalla crisi con il presidente Viktor Janukovič.

Le foto sono state scattate il 20 febbraio.

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