13 giugno 2018 16:03

Ragazzi con i capelli lunghi. Motociclette. Jeans e giubbotti di pelle. Non sulle strade degli Stati Uniti, ma lungo quelle della Lituania dei primi anni settanta, tra le foreste e le spiagge del mar Baltico.

Bikers sovietici, nel lembo più occidentale dell’impero, dove erano riusciti a penetrare gli stili di vita e la tendenze occidentali, importati attraverso gli esili canali di libertà che si erano aperti in Polonia.

Romualdas Požerskis e i suoi amici, all’epoca studenti all’istituto tecnico di Kaunas, attraversarono più volte il paese in moto tra il 1971 e il 1975, spingendosi anche fino a Tallinn, in Estonia. Forse inizialmente non avevano coscienza di quanto rivoluzionaria fosse quella loro passione, ma di certo sapevano che correre in moto senza una meta precisa era il modo più naturale per affermare la propria libertà e sfidare la soffocante cappa di repressione del regime sovietico. Era una ribellione giovanile spontanea, che con il tempo assunse una chiara dimensione politica.

Dopo che lo studente Romas Kalanta si immolò per protestare contro l’oppressione sovietica sulla Lituania, nel maggio del 1972, Požerskis – che sarebbe diventato uno dei più importanti fotografi lituani – partecipò a una manifestazione a Kaunas, raccontandola con i suoi scatti, e fu espulso dall’università. Fu quell’esperienza a far crescere in lui e nei ragazzi e nelle ragazze della sua generazione una nuova consapevolezza civile.

Tuttavia i primi segni di quella maturazione si vedono già con chiarezza in queste fotografie, scattate esclusivamente per sé e per i propri amici, ma ancora oggi di grande forza espressiva.

La stessa energia eretica, ancorché acerba, ingenua e sicuramente non ancora propriamente politica, anima le canzoni della playlist che accompagna le immagini di Požerskis.

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Dal rhythm and blues al surf, dal beat ai primi esperimenti psichedelici, la ricchezza della scena musicale lituana a cavallo tra gli anni sessanta e settanta è un’altra conferma dell’apertura del paese, e in generale delle repubbliche baltiche, alle suggestioni delle culture giovanili occidentali e in particolare del rock, dai Doors ai Black Sabbath fino ai gruppi degli altri paesi comunisti: i polacchi Breakout, i cecoslovacchi Matadors e Flamengo, e gli ungheresi Illes e Omega.

Perché in quegli anni nei paesi satelliti dell’Urss, e in misura minore nel cuore dell’impero, la cultura underground si era ritagliata un certo spazio di manovra, di cui restano testimonianze che meritano di essere riscoperte. Come le canzoni dei Gintareliai e le foto di Požerskis.

Le immagini scattate da Požerskis tra il 1971 e il 1975 in Lituania ed Estonia sono state raccolte nel libro Restless riders, curato da Tomas Pabedinskas.

(Andrea Pipino)

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