03 dicembre 2021 16:14

Nomadelfia è una comunità fondata negli anni trenta da don Zeno Saltini, un sacerdote originario di Carpi, cresciuto nella cultura cattolica e socialista. L’idea nasce per accogliere orfani e bambini poveri ma nel giro di poco tempo si crea una vera e propria famiglia allargata, formata da persone che vogliono vivere seguendo gli ideali di comunione e fratellanza ispirati dal Vangelo. Il suo nome deriva dall’unione di due parole greche: nomos e adelphia, che significano “dove la fraternità è legge”.

Il primo insediamento di Nomadelfia risale al 1947, nell’ex campo di concentramento di Fossoli, una frazione di Carpi. Arriva il riconoscimento del Vaticano ma la comunità si trova ad affrontare problemi economici e l’ostilità da parte delle istituzioni cattoliche; don Zeno viene soprannominato il “prete rosso” e accusato di apologia del comunismo.

La comunità si sposta quindi in un’area rurale vicino a Grosseto, nei terreni che le sono stati donati dalla contessa Giovanna Albertoni Pirelli. Nel 1962 papa Giovanni XXIII sancisce il riavvicinamento di Nomadelfia con le gerarchie ecclesiastiche.

Nomadelfia è una parrocchia comunitaria al cui interno non esistono né soldi né proprietà privata; i beni sono condivisi e il lavoro non è retribuito perché ognuno offre il suo aiuto per consentire a tutti gli abitanti di convivere in armonia. Nel 2017 il fotografo Enrico Genovesi si accosta a questa realtà grazie a un progetto collettivo nazionale che chiedeva di sviluppare un reportage sulla famiglia. Pur non conoscendo a fondo la comunità, Genovesi sceglie come soggetto proprio Nomadelfia, considerata “una famiglia di famiglie”.

Il fotografo si avvicina così a Nomadelfia ma da laico e temendo di ritrovarsi in un ambiente chiuso, ostile con chi proviene da fuori. Al contrario, conosce un gruppo di persone accoglienti, aperte e che interagiscono continuamente con il mondo esterno, pur difendendo la loro utopia evangelica. L’idea iniziale di fare una breve documentazione si è poi espansa in un progetto a lungo termine, durato quattro anni e da cui è nato il libro Nomadelfia. Un’oasi di fraternità (Crowdbooks), accompagnato dai testi della photo editor Giovanna Calvenzi, il poeta Franco Arminio e il sociologo Sergio Manghi.

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