Nel 2005, il fotografo Joakim Eskildsen ha cominciato la serie Home works, dedicata alla sua famiglia. “Da adulto a volte hai la possibilità di scegliere la casa dove vivere. Quando poi hai dei figli, vuoi creare uno spazio anche per loro”. Il suo lavoro lo ha portato in tutto il mondo. Dal 2000 al 2006 ha documentato le condizioni di vita della comunità rom in sette paesi tra cui Grecia, Russia e India; nel 2011 ha viaggiato nelle regioni più povere degli Stati Uniti per mostrare le conseguenze della crisi economica; nel 2013 è stato all’Avana, a Cuba, per fotografare le architetture della città e delle aree rurali.
“A un certo punto ho sentito il bisogno di tornare indietro. Volevo riprendere a scattare come quando avevo 14 anni e mi lasciavo affascinare da quello che mi circondava”. Così Eskildsen prima ha fotografato il paesaggio intorno a casa sua, poi ha capito che i bambini avrebbero aggiunto alcuni aspetti importanti a questo progetto, che va avanti da quindici anni, l’età del suo primo figlio.
La serie è divisa in sette sezioni, che corrispondono a ogni casa in cui il fotografo e la sua famiglia hanno vissuto, dalla Finlandia alla Danimarca e infine in una fattoria a sud di Berlino, in Germania. “Volevo rivedere la realtà attraverso lo sguardo dei miei figli. Ho cercato di cogliere immagini di un mondo in cui credo, che mi dà speranza e porta momenti magici”. _(foto Institute) _◆
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Joakim Eskildsen _ è nato nel 1971 a Copenaghen e vive a Berlino._
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Questo articolo è uscito sul numero 1364 di Internazionale, a pagina 64. Compra questo numero | Abbonati