Quanto conta la vita
dei neri in Europa
◆ Gli articoli di Gary Younge e Alexander Menden sulla questione del razzismo e della rimozione delle statue (Internazionale 1363) sono un binomio perfetto per parlare delle mobilitazioni europee e di come in Europa e specialmente in Italia viviamo un forte rimosso coloniale. Nel primo articolo viene citato il caso di Adama Traoré in Francia, portato in piazza dai manifestanti. Anche nelle mobilitazioni italiane è stato molto forte il rimando a questioni locali: per esempio è stato citato il caso del suprematista bianco Luca Traini, che nel 2018 ha ferito gravemente cinque persone di origine africana, oppure i migranti che partono dalla Libia per raggiungere le coste europee. Perché, come diceva un cartello che ho visto a una manifestazione “anche il Mediterraneo toglie il respiro”.
Tommaso Radicioni
_◆ Il significato di una parola come razzismo cambia in ogni paese sulla base della propria storia. Diverso in America, in Asia, in Africa e via dicendo. Credo che la risposta alla domanda nell’articolo di Gary Younge – perché si ignori il razzismo nel proprio paese e si provi indignazione per i casi negli Stati Uniti – si riassume con una parola: inerzia. È molto comodo farsi trasportare soprattutto se la cosa ci tocca da lontano. O non ci tocca affatto.Lettera firmata_
Abbattiamo
◆ Nell’ultimo editoriale di Giovanni De Mauro (Internazionale 1363) si parla delle statue come simboli. La retorica di questi giorni, qui e oltreoceano, dipinge gli abbattimenti e le rimozioni di statue come un “fare i conti col passato”. Chi difende la statua di Montanelli dice che bisogna giudicare una persona nella sua interezza, fare un “bilancio”. Ma si può fare veramente il bilancio di una vita? Inoltre abbattere o rimuovere vuol dire “fare i conti”? Per me è nascondere la sporcizia sotto il tappeto dell’oblio, cosa molto pericolosa.
Damiano G.
Bob Dylan
fa dischi grandiosi
◆ Condivido in pieno l’articolo di Giovanni Ansaldo su Bob Dylan (internazionale.it). Anche io ho pensato per qualche istante che il suo ultimo lavoro fosse il suo testamento, che comunque per me resterà tale perché le cose e i temi cantati entreranno nei libri di storia della musica e non solo.
Enzo Napoli
Errata corrige
◆ Su Internazionale 1362 a pagina 43, si parla erroneamente di Homo rhodiensis invece che di Homo rhodesiensis._
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Questo articolo è uscito sul numero 1364 di Internazionale, a pagina 14. Compra questo numero | Abbonati