Tibor Fischer taglia le parole con un coltello molto affilato, le cuoce alla massima temperatura, poi le bagna in una vellutata di veleno. Il suo nuovo romanzo è pieno zeppo di acrobazie sintattiche, ma la trama è così episodica, e costellata di tante di quelle digressioni arrabbiate, che è difficile ricordare a quale pagina ti trovi. Il produttore di documentari Baxter Stone, un misantropo di mezza età, ha un disperato bisogno di lavoro ed è pronto ad accettare qualsiasi incarico. Il problema è che Bax attira i disastri come una calamita, come ama dire il suo cameraman. Il più grande disastro che abbia colpito Bax, tuttavia, è il ventunesimo secolo. “La tecnologia ci ha traditi. La storia ci ha presi in giro”, dice. Bax ha manie di grandezza, ma il suo più grande successo è un film su un uomo che trae piacere dal ficcarsi cucchiai nelle orecchie. Bax è il tipo di persona che incolpa il mondo per i propri fallimenti. Sfortunatamente per lui, non combina quasi nulla in questo romanzo. E sfortunatamente per Fischer, questo libro sembra una serie di tartine aspre che mancano di un piatto principale. Ian Shine, The Financial Times
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Questo articolo è uscito sul numero 1399 di Internazionale, a pagina 78. Compra questo numero | Abbonati