“Eppure, sono già due volte che questa ragazza ha dovuto incassare una maledetta catastrofe di morti”. Sophie Daull, autrice di due libri autobiografici, ha infatti “incassato” già due morti: quella di sua madre, uccisa a coltellate dopo essere stata violentata, e quella di sua figlia che, a sedici anni, è stata colpita in pochi giorni da un’infezione che i medici non hanno individuato. Daull immagina i pensieri che può aver fatto l’assassino di sua madre, un giardiniere comunale, vedendo in tv la figlia della sua vittima che promuoveva il suo primo libro. Questo assassino è stato condannato all’ergastolo ma ora è libero, è vero: è stato rilasciato in anticipo per buona condotta dopo diciotto anni di prigione. È sopraffatto dal male che ha fatto? Non lo sappiamo. Sophie Daull lascia l’assassino per tornare all’autofiction, poi la mescola gradualmente con la fiction. I suoi andirivieni imitano gli incubi e i ricordi che non la lasciano in pace.
Virginie Bloch-Lainé, Libération

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Questo articolo è uscito sul numero 1415 di Internazionale, a pagina 80. Compra questo numero | Abbonati