La provocatoria artista svedese Anna Odell e l’attore Mikael Persbrandt, molto amato in Svezia nonostante la sua fama di cattivo ragazzo, interpretano delle versioni di se stessi in un esperimento metanarrativo che punta a esplorare la realtà attraverso la sua messa in scena. Seduti uno di fronte all’altro in uno spazio che riproduce una sala per interrogatori, i due eludono i confini delle loro “interpretazioni” e alimentano una bollente tensione sessuale. A confondere ulteriormente le cose ci sono altri sei attori (la crème de la crème del cinema nordico) a interpretare altre versioni dei due protagonisti: Sofie Gråbøl, Vera Vitali e Jens Albinus riflettono un aspetto della personalità di Odell, mentre Trine Dyrholm, Shanti Roney e Thure Lindhardt fanno lo stesso con Persbrandt. Sono tutti eccellenti, ma Dyrholm è la migliore. Tara Judah, Sight and Sound
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Questo articolo è uscito sul numero 1415 di Internazionale, a pagina 78. Compra questo numero | Abbonati