Per la sua esecuzione degli scherzi di Chopin, Beatrice Rana chiama a raccolta l’orchestra e il teatro. Un grido di rabbia scuote lo scherzo op. 20, stravolgendo i suoi pilastri formali. Lo scherzo op. 39 fa tremare per la sua potenza narrativa, imprevedibile e affascinante, con un epilogo tragico degno di Brahms. La traversata degli studi op. 25 conferma l’immenso potere creativo della pianista italiana. Già l’arpa dello studio n. 1 è dionisiaca e sensuale. Lo studio n. 6 è abitato da un elfo, ed è difficile distinguere se la sua è la risata di un demone o di una musa. Infiniti dettagli che prendono vita, offrendoci un mondo ricco e vasto in cui volano farfalle schumanniane e soffia un vento omerico. Ad appena 28 anni, Rana distrugge l’immagine di Chopin come compositore fragile e ne dipinge una nuova, strana e meravigliosa.

Melissa Khong,
Classica

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Questo articolo è uscito sul numero 1434 di Internazionale, a pagina 94. Compra questo numero | Abbonati